In America Latina lo spegnimento di Carlo Maria Martini, «l’alfiere del progressimo cattolico» e più di una speranza per la Chiesa del continente e le sue aperte proposte sempre snobbate a Roma, non lascia affatto indifferenti e paradossalmente pur nella consapevolezza della perdita di un simbolo, rilancia il dibattito sulle necessarie riforme.
Nel 2005 quando si seppe che il Cardinal Martini aveva subito lasciato il passo per via della sua malattia e che i suoi voti e quelli di tutti i progressisti che vedevano in lui un simbolo, sarebbero finiti al Cardinale di Buenos Aires Jorge Bergoglio, fu evidentissima la sintesi fra due mondi che sembravano così lontani ed era invece vicinissimi nella concezione della Chiesa, del Concilio Vaticano II, degli ostici temi etici come eutanasia e contraccezione, fino al celibato dei sacerdoti.
C’era feeling fra Bergoglio e Martini, entrambi di educazione gesuita e coinvolti in storie di difficoltà dittatoriali e terrorismo, entrambi a capo di Diocesi e città complesse (Buenos Aires e Milano), entrambi a favore di un nuovo Concilio o comunque di una nuovo inizio della Chiesa Cattolica, perfino coetanei, ma consapevoli che la loro idea non si sarebbe mai concretizzata e che per non dilaniare la Chiesa stessa, si poteva solo lavorare per questo dietro le quinte di una struttura che viveva di brividi di entusiasmo con Giovanni Paolo II ma restava ferma nelle sue posizioni.
«La giustizia deve vegliare affinché il diritto, così com’è formulato nelle leggi, consenta a tutti gli uomini un’esistenza dignitosa. Gesù ha dato la sua vita per la giustizia. Ha cercato il dialogo con i potenti oppure ha rappresentato per loro un elemento di disturbo. Si è schierato dalla parte dei poveri, dei sofferenti, dei peccatori, dei pagani, degli stranieri, degli oppressi, degli affamati, dei carcerati, degli umiliati, dei bambini e delle donne. Chi si comporta così dà fastidio. I cristiani che adottano “l’opzione a favore dei poveri” di Gesù devono ancora oggi aspettarsi persecuzioni. Dai teologi della liberazione in Sudamerica, agli operatori sociali nei Paesi del benessere»
Questo ebbe a dire, il Cardinal Martini, mostrando la sua piena condivisione per i temi cari alla Chiesa sudamericana e perfino alla Teologia della Liberazione, invisi all’attuale Papa ed a gran parte della Curia romana. Oggi che tutti piangono il Papa che non fu e l’uomo del dialogo, nelle reti sociali e perfino nei siti delle comunità omosessuali e di una transgender brasiliana di nome Vanessa Mazza compare la figura ed il ricordo del Cardinal Martini, non è possibile non ricordare altri vescovi come Oscar Romero, Paulo Evaristo Arns, Claudio Hummes (che trovò nell’ex Arcivescovo di Milano uno dei pochi difensori della proposta di abolizione del celibato sacerdotale per attenuare la piaga delle rinunce e quella degli abusi sessuali): La Chiesa operaia, quella che tramontò nelle speranze latinoamericane già nel 2005 e che oggi saluta il suo personale primate.