Dovrebbe stupirmi (ma purtroppo non mi stupisce) l’ostilità con cui la raccolta firme lanciata dal Fatto Quotidiano (cliccate qui per aderire) a sostegno dei magistrati palermitani è stata accolta dalla stampa e dalla quasi totalità delle forze politiche nostrane.
Dovrebbe stupire ma non stupisce, perché è ben nota la “timidezza” con cui giornalisti e politici si avvicinano a qualsiasi tematica che riguardi anche marginalmente il Presidente della Repubblica.
Perché il Presidente è il “garante della Costituzione”, è il “rappresentante della Nazione” et cetera mirabilia. Formule che risultano ormai putrescenti davanti all’arroganza di un Presidente che prende a pretesto il principio della segretezza delle sue comunicazioni, stabilito dalla nostra Carta, per bloccare un processo fondamentale in uno dei momenti più difficili e drammatici della nostra storia.
Non mi interessa analizzare la questione da un punto di vista giuridico, per la semplice ragione che non sono competente in materia. Credo però che non sia necessario un dottorato in diritto costituzionale per comprendere che, nella situazione in cui ci troviamo ora, la condotta del Presidente Napolitano è uno schiaffo in faccia ai cittadini, alla magistratura ed allo Stato di diritto ed un segnale di debolezza delle istituzioni di cui la criminalità organizzata non può che rallegrarsi.
Che poi questo segnale sia volontario o involontario poco importa: c’è è sembra voler far passare il messaggio per cui il Capo dello Stato è disposto a tramutarsi in Azzeccagarbugli pur di bloccare un processo a Cosa Nostra che è anche un processo alla politica.
L’ultima cosa di cui avremmo bisogno.