Città invisibiliMilano, nell’area ex Ansaldo nasce(rà) il Museo delle Culture

A Milano, da tempo, si lavoro sul patrimonio immobiliare “dismesso”. Per restituirlo a nuova vita. Azioni orientate in direzione delle nuove strategie urbanistiche. Nell’intento di giungere, con un...

A Milano, da tempo, si lavoro sul patrimonio immobiliare “dismesso”. Per restituirlo a nuova vita. Azioni orientate in direzione delle nuove strategie urbanistiche. Nell’intento di giungere, con una politica di progressiva diminuzione, all’arresto del consumo del suolo. In questo contesto la nuova operazione milanese diventa per certi versi paradigmatica del metodo corretto da applicare. Per rifunzionalizzare aree abbandonate, anche disegnando nuove parti. Con lo scopo di far riacquistare alla città una sua parte. Oggetto. Il cuore dell’immenso quadrilatero occupato un tempo dai capannoni dell’Ansaldo di via Bergognone, in zona Tortona, archeologia industriale primo Novecento. Destinato nel 1999 a diventare la Città delle Culture. Progetto. Il museo, pensato dall’archistar inglese David Chipperfield, originariamente come sede delle collezioni etnografiche del Comune di Milano. Con sale messe a disposizione per accogliere collezioni africane, asiatiche, americane, egizie, opere d’arte mediorientali, cinesi e indiane. Costi. Circa 46 milioni di euro.
La storica fabbrica riconvertita e ristrutturata avrebbe dovuto essere il polo delle arti delle culture extraeuropee. Era il 2000 quando lo studio dell’archistar vinse il concorso internazionale bandito dall’allora Assessore alla Cultura e Musei Salvatore Carrubba, con il direttore centrale Alessandra Mottola Molfino. Dopo quell’atto amministrativo una lunga gestazione. Ben più di un decennio nel corso del quale è stata modificata l’originaria destinazione dello spazio museale di Milano e, in ambito nazionale, si sono ulteriormente assottigliati gli investimenti nel settore della Cultura.
Quindi in controtendenza rispetto a quanto accade a Roma e a Napoli, nel 2013 il Museo delle Culture sarà aperto. Destinato a tutte le culture contemporanee. Centro, non solo topografico, di un anello di edifici industriali riconvertiti che già ospitano i Laboratori di Scenografia della Scala e, tra non molto, le Officine Creative Ansaldo, oltre al Forum della Città del mondo e al Teatro delle marionette Colla.
I lavori sono iniziati nell’ autunno 2008, dopo quasi un decennio d’attesa. Dopo scavi, ruspe e bonifiche ambientali, il cantiere “edile” è partito nel settembre scorso. Nel complesso, il “Centro delle culture” del mondo occupa circa 8600 metri quadrati, esclusi i collegamenti verticali, i locali tecnici e il grande parcheggio interrato. L’edificio, composto da un sistema di parallelepipedi grezzi, che alludono inequivocabilmente alle strutture industriali preesistenti, suddivide i suoi volumi interni su tre piani. Come sempre dovrebbe essere il percorso museale è improntato alla “fluidità”. Con un’attenzione evidente nella progettualità alla massima flessibilità della circolazione, sia in orizzontale che in verticale.
Il percorso museale è ormai definito. Arrivando, a sinistra, la caffetteria. A destra, la biblioteca di studio e il bookshop. Salendo, ai piani, le sale museali, su oltre 2.100 metri quadrati, attorno alla “lanterna” illuminata h24, protetta da un doppio guscio di vetro. Poi l’ auditorium-teatro, su 300 metri quadrati, l’ arena per eventi, su 335, e i laboratori didattici, su 210. In alto, al quarto, un ristorante con cucina etnica, bar e patio.
Un museo imponente, maestoso. Ma di Tutti. Come sottolineano alcuni dei protagonisti di questo felice episodio dell’architettura italiana. “Il Museo delle Culture dell’Ansaldo avrà come campo largo il mondo, come protagonista una città-mondo quale è Milano e parlerà con i linguaggi espressivi multipli …” a detta di Stefano Boeri, Assessore milanese alla Cultura, Design e Moda. “È la metafora architettonica dell’ incontro. Un luogo aperto. Anima della Milano multietnica. Simbolo di pluralità e partecipazione», per Chipperfield, “Premio Mies Van der Rohe 2011” per il suo lavoro sul Neues Museums di Berlino.
L’architettura “leggera” del nuovo centro culturale promette di agevolare un dialogo vero con le opere. La “non monumentalità” una caratteristica qualificante. Un edificio “duttile. Che è capace di creare una facciata interna su di una hall centrale che accoglie e indirizza il pubblico, come una piazza urbana coperta.
In quella moderna agorà si arriva pronti ad un viaggio verso altre Culture. Da quello spazio perimetrato inizia un percorso alla scoperta dell’ “altro”. Milano recupera uno spazio di una sua industria perduta. Di un suo passato “ruggente”. Decidendo di impiantarvi un Museo delle Culture mostra di guardare al mondo che è fuori. Un’ottima presentazione, in vista dell’Expo che verrà.

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