Bersani, intervistato oggi da l’Unità, dice che il PD non vuole proporre una nuova Unione, ma che l’alleanza con SEL e UDC sarebbe un patto finalizzato a fare le riforme di cui il paese ha bisogno.
Il che, viene da dire, è un obbiettivo molto più ambizioso del guazzabuglio che Prodi aveva costruito nel 2005.
Ma quale sarebbe il programma di questa alleanza per le riforme? Il rischio (o, per meglio dire, la certezza) è che ci sia l’alleanza ma manchi una vera volontà riformista.
Basta guardare agli obbiettivi dei singoli partiti: l’UDC è una formazione clericale la cui unica ragion d’essere è l’opposizione all’ulteriore allargamento dei diritti civili. SEL è contraria a politiche “liberiste” (ma non conosce il significato del termine, visto che Vendola l’ha più volte associato a Berlusconi) e favorevole ai diritti civili osteggiati dall’UDC. Il PD non è né favorevole né contrario a qualsiasi tema, pare.
Ora, sappiamo tutti che l’UDC non sarà mai disposta al riconoscimento di nuovi diritti, come i matrimoni gay, il testamento biologico, et cetera. Quelli di SEL, come già detto, hanno un’idea tutta particolare di quel che significhi “liberismo”, quindi può darsi che in realtà siano disponibili ad approvare misure volte a liberalizzare alcuni settori. Probabilmente però in cambio chiederebbero l’approvazione dei diritti civili, per poter portare qualcosa di concreto ai militanti (che alle liberalizzazioni non sono così interessati). Ma con l’UDC i diritti te li puoi sognare.
Morale? Nessuna riforma per liberare l’economia e nessuna riforma per liberare la società. Piuttosto, un governicchio che naviga alla giornata, distribuendo poltrone e magnificando la propria mirabile sintesi politica tra “progressisti” e “moderati”. Una strada che può solo condurre ad un lungo periodo di stagnazione economica e sociale. Altro che riforme.