Diario americanoPerché andare a Tampa

Qualche settimana fa parlavo con un amico giornalista che mi spiegava di non rimpiangere per nulla la sua assenza alle Convention repubblicana e democratica di questa fine estate. "Ormai sono diven...

Qualche settimana fa parlavo con un amico giornalista che mi spiegava di non rimpiangere per nulla la sua assenza alle Convention repubblicana e democratica di questa fine estate. “Ormai sono diventate come feste di paese, senza alcun valore politico – diceva -. I giochi veri si fanno altrove”.

Sul momento, devo ammettere, gli ho dato ragione. La battaglia alle primarie repubblicane si era ormai conclusa. Mitt Romney è il candidato del partito che lancia il suo assalto contro Barack Obama. Per quanto riguarda i democratici, i giochi sembrano ancor più fatti. Obama è il presidente e nessuno ne discute doti e leadership.

Perché andare alle Convention, allora? Proprio per godere dell’atmosfera di festa, da grande happening politico, pensavo. E, nel caso dei repubblicani, per vedere come la pattuglia di delegati di Ron Paul avrebbe movimentato la Convention.

Poi, negli ultimi giorni, è successo qualcosa, e andare alle convention – soprattutto a quella repubblicana di Tampa – è diventato interessante, intrigante, in qualche modo imperdibile.
Gli eventi che hanno ribaltato le cose sono stati soprattutto due: la designazione di Paul Ryan a vice di Mitt Romney; e la presentazione della piattaforma ufficiale del partito, redatta da 100 membri del GOP e in discussione la prossima settimana a Tampa.

In realtà, i due eventi possono essere sintetizzati sotto un’unica dicitura, sotto un unico dato politico. E cioè l’ormai definitiva occupazione del partito repubblicano da parte della destra ultraconservatrice e religiosa. Soprattutto la piattaforma politica appare particolarmente significativa. L’aborto viene rigettato in qualsiasi circostanza, anche nel caso di “stupro, incesto o pericolo di vita per le donne”. Il documento chiede l’applicazone del 14esimo Emendamento – quello che garantisce l’eguale protezione di fronte alla legge – anche ai non-nati. E benedice la legislazione di quegli Stati che costringono le donne a esami dolorosi e non necessari prima di poter abortire.

Stesso furore anche nei confronti dei matrimoni gay, che metterebbero “a repentaglio la trasmissione dei valori culturali e il benessere dei bambini”. Obama, che si è detto favorevole alle nozze tra persone dello stesso sesso, viene addirittura accusato di un “assalto contro le fondamenta della nostra società” (e con lui anche quei giudici che hanno in questi anni sentenziato a favore della parità e contro ogni discriminazione).

Il tono non cambia se si considerano i capitoli dedicati a tasse, sanità, immigrazione (con la riproposizione di un muro a totale difesa del confine meridionale degli Stati Uniti), educazione. Mai come in questo 2012 la piattaforma del partito repubblicano appare segnata da oltranzismo religioso, darwinismo sociale, oscurantismo sui valori. Mai come quest’anno il partito appare dominato da evangelici, Tea Parties, miliardari alla ricerca di tagli sempre più consistenti alle loro tasse.

La china seguita dal vecchio GOP è peraltro perfettamente incarnata da un candidato come Mitt Romney, rappresentante delle vecchie élites economiche e finanziarie, moderato sulle questioni morali e sociali (era a favore dell’aborto, contro il porto d’armi generalizzato, per l’obbligatorietà di un’assicurazione sanitaria), e che per vincere la nomination repubblicana si è dovuto trasformare in un crociato medievale intollerante e bigotto.

Alle frange più estreme del partito la virata a destra di Romney comunque non basta. Non basta neppure la scelta di un campione di conservatorismo come Paul Ryan per il posto di vicepresidente. Ecco dunque la redazione di una piattaforma così estrema da provocare imbarazzo nella stessa campagna di Romney, che ha preferito non commentarla e che ora teme di perdere consensi tra indipendenti e moderati.

Del resto, come ha fatto notare David Frum (un ex-repubblicano allontanatosi dal partito proprio per la deriva religiosa e oltranzista), quello che interessa alla destra non è tanto vincere le elezioni, quanto piuttosto prendere possesso del GOP, farne il suo braccio politico, condizionarne per gli anni a venire politiche e strategie.

La sensazione è che si tratti di un suicidio politico, che allontanerà i repubblicani da cultura, stili di vita, preoccupazioni della grande maggioranza degli americani. La sensazione è che un partito repubblicano pervicacemente anti-moderno avrà sempre più difficoltà a imporsi sulla scena politica nazionale. Questa è almeno la tesi di Frum e di quei settori conservatori che rimpiangono il mix di liberismo economico, forte difesa nazionale, moderazione sui valori che caratterizzava il vecchio GOP.

Quel partito, del resto, non esiste forse più. O se esiste, è ora troppo diviso, confuso, tormentato, per farsi sentire.
Almeno per questo, comunque, andare a Tampa dal 27 al 30 agosto diventa così interessante. Per capire cosa è successo dei vecchi repubblicani. Dove sono. Cosa pensano. Come pensano di reagire.

Se è rimasto spazio, per reagire.

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