La stretta su alcol, fumo e gioco proposta dal ministro Balduzzi, come si può vedere dalle prime pagine di molti giornali di oggi, sta iniziando a far discutere. C’è chi si chiede perché lo Stato vuole entrare in comportamenti privati, sfavorendo determinati comportamenti? Non siamo forse più in uno stato democratico in cui se voglio bere una bibita zuccherata, la posso bere liberamente? Altri sostengono che sono leggi giuste, perché comportamenti che portano a condizioni patologiche, con conseguente aumento del costo per la collettività dell’assistenza a chi li persegue, sono un danno per tutti. Giusto allora che non si impediscano tali comportamenti, ma che da chi li vuole perpetrare si ricavino anche maggiori risorse, utili a tamponare i maggiori costi dovuti a tali comportamenti.
Sostenitore della prima posizione è, tra gli altri, l’editorialista Piero Ostellino, noto per le sue posizioni liberali, che stamattina è intervenuto a 24 Mattina, il contenitore mattutino della radio di Confindustria. Posizioni tutte legittime le sue, per carità, ma soprattutto per quanto riguarda un’ipotetica tassa sulle bibite zuccherate, ci sono alcune cose che vorrei sottolineare. Nel numero dell’agosto del 2011 dei Quaderni del Ministero della Salute, una pubblicazione “di informazione e formazione per condividere i criteri di appropriatezza del Sistema salute in Italia”, possiamo leggere che nei paesi monitorati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il costo del trattamento dei pazienti obesi equivale a una cifra variabile tra il 2 e l’8% dei costi totali della sanità. Non mi pare poca cosa e forse lo Stato può almeno provare a diminuire tale costo. Forse la tassa disincentivante non è lo strumento adatto: parliamone, ma il costo rimane.
Si è scettici sulla relazione bibite zuccherate-obesità? Si può cominciare a leggere un’inchiesta del Guardian in cui emergono le responsabilità della cosiddetta “soft drink industry” americana, coadiuvata proprio da uno degli stati considerati più liberali al mondo: gli Stati Uniti. E proprio nell’America, dove peraltro le “soda tax” sono in discussione da tempo, che Ostellino prendeva ad esempio stamattina si è realizzata un’assurdità come quella raccontata da Barry Popkin nel suo libro “The World is Fat”. Popkin è uno dei massimi esperti dell’epidemia di obesità che stiamo vivendo e proprio nelle bavande zuccherate individua una delle cause principali per l’aumento patologico del giro vita dei suoi connazionali: troppe calorie arrivano da bibite che sostituiscono l’acqua. La tassa sulle bibite non credo che farà diminuire il consumo. Per le sigarette, almeno in Italia, il fenomeno si è verificato per il divieto di fumare nei locali pubblici e non per un aumento del costo del pacchetto.
Ognuno in base alla propria inclinazione politica può decidere se una tassa è giusta o meno. E ha tutti i diritti di lamentarsene. Ma mi fa sorridere quando all’aumentare di altri costi in cui lo Stato potrebbe dire la sua, come l’aumento del costo dei carburanti o dell’energia elettrica, e di fronte alla pochezza delle buste paga di una fetta della popolazione si reagisce muscolarmente all’aumento di qualche centesimo per un bottiglia di Coca-cola o di chinotto. (marco boscolo)