Non è stato come nel 1950 quando l’Uruguay di Chiggia e Schiaffino zittì il Maracanà, sia perché il Brasile non giocava in casa, sia perché la vittoria del volley femminile e l’attesa per quello maschile ha attenuato un po’ il livello del dramma sportivo, ma la delusione c’è e brucia molto.
Il Brasile conferma i proverbi e china la testa per la terza volta in una finale olimpica, come già accadde nel 1984 a Los Angeles con la Francia dopo aver battuto Germania ed Italia, e nel 1988 a Seul dove la generazione di fenomeni Romario, Bebeto, Taffarel, Jorginho perse con l’Urss (ma si rifece, ahinoi vincendo il famigerato Mondiale Usa contro l’Italia di Baggio e Baresi). Questa volta è stato il Messico che per tutta la partita ha letteralmente canzonato i giocolieri brasiliani e con una doppietta di un sarcastico e strafottente Peralta ha regalato al suo paese la prima vittoria calcistica del suo paese in un torneo extracontinentale.
Doveva essere l’anno buono, quello di un super-spot calcistico per i Mondiali brasiliani del 2014 e per le Olimpiadi di Rio del 2016 ed invece la nuova generazione di fenomeni, già ricercati dalle migliori e più ricche squadre d’Europa, con in campo Pato, Neymar, Ganso e con l’apporto di fuori quota come Thiago Silva ed Hulk ha fallito il grande appuntamento, alla faccia del grande vivaio e delle ottime speranze di riportare i verde-oro sul tetto del mondo.
Ma la festa per la cocente sconfitta dei troppo presuntuosi brasiliani è stata soprattutto altrove. In Messico, dove la vittoria olimpica del Tri ha scomodato politici, intellettuali e la gente è scesa nelle strade per festeggiare come nelle più tradizionali occasioni e Peralta e compagni sono acclamati come Eroi dell’Olimpo, ma anche in Argentina dove il maggiore quotidiano sportivo ha accantonato la diplomazia titolando «Me Rio 2016» (Me la rido), ironizzando sulla prossima edizione delle Olimpiadi e gioendo per la sconfitta dei rivali nell’anno orribile dell’Argentina under 23 che non si è neppure qualificata.
Poco conta la battuta di Pelé per cui nel Calcio non sempre vincono i migliori, anche perché ai brasiliani da un po’ di anni non riesce nulla: l’ultimo Mondiale risale al 2002 e dopo la sconfitta in Coppa America e quella alle Olimpiadi, il ct Mano Menezes sa di avere l’obbligo di vincere il Mondiale in casa, anche perché secondo l’umorismo amaro dei brasiliani ErrarE OMano ma perseverare sarebbe diabolico e qualcuno provocatoriamente ha già proposto di sostituirlo con Ze Roberto, il plurivittorioso allenatore della pallavolo, un’onta terribile per i padroni assoluti dello sport brasiliano.