WildItaly.netUn Paese incostituzionale?

Prendetevi cinque minuti di tempo per analizzare la situazione venutasi a creare in Italia negli ultimi tempi e provate a realizzare le infinite assurdità nelle quali viene ormai quotidianamente sp...

Prendetevi cinque minuti di tempo per analizzare la situazione venutasi a creare in Italia negli ultimi tempi e provate a realizzare le infinite assurdità nelle quali viene ormai quotidianamente sprofondata, redigendo una lista delle più elementari, ovvie e logiche norme del vivere civile recentemente calpestate nel silenzio più totale.

Prendete ad esempio le vicende legate al mondo del lavoro, sempre più spesso obbligato a scontrarsi con la salute, come ci sta insegnando la vicenda dell’Ilva. Sì, «obbligato a scontrarsi», come ci ha insegnato il ministro dell’Ambiente Corrado Clini che, al posto di pensare a costituirsi parte civile contro gli imprenditori rampanti (per ora è solo un’ipotesi), ha solo continuato ad esternare a loro favore: la chiusura di un’industria venefica non s’ha proprio da fare, ne risentirebbero «il sistema industriale italiano e l’affidabilità dell’Italia nei confronti degli investimenti esteri», dunque avanti con la produzione assassina.

Chi se ne frega dell’ambiente e, in primis, della salute degli operai, lasciati soli anche dal il ministro della Salute, Renato Balduzzi, («non dimentichiamoci che i problemi occupazionali incidono sulle condizioni di salute») e, più in generale, dall’intero esecutivo: per dirla col sempre ottimo Vittorio Feltri, «meglio rischiare il cancro che morire subito di fame» per colpa della disoccupazione.

L’intera questione in realtà sta solo ulteriormente ponendo sotto gli occhi di tutti l’ormai conclamato antagonismo tra il lavoro e il più generale rispetto dei diritti umani, negato ai giovani e agli operai di diverse realtà, costretti ad accettare le estorsioni (nell’accezione giuridica del termine) imposte per provare a tirare avanti, spesso direttamente dallo Stato. Come dovremmo chiamare in alternativa gli irricevibili contratti a base di tirocini non retribuiti e peggioramento delle condizioni lavorative e quindi di vita continuamente proposti dai più diversi datori di lavoro nel silenzio delle istituzioni, anzi, spesso addirittura con la loro complicità conclamata? Basterà ricordare la genuflessione della politica di fronte ai Marchionne vari ed eventuali, la precarizzazione del mondo del lavoro ottenuta con le leggi Treu e Maroni e i loro effetti, recentemente fotografati dai dati sull’occupazione (sono sufficienti al riguardo i dati offerti dalla Fondazione David Hume)?

Inutile soffermarsi ulteriormente sul tema: in Italia anche il lavoro si presta al mondo dell’assurdo e del disumano, trovandosi spesso in contrasto con le più semplici e intuitive regole della logica, riassumibili nel principio «il lavoro non può andare contro la dignità umana», principio non solo umanamente istintivo, bensì sancito anche dalla nostra legge fondamentale, la Costituzione.

Il fondamento della nostra Repubblica (primo comma dell’art. 1) deve essere infatti assolutamente e inderogabilmente compatibile con i diritti umani: prendete gli articoli 2 («La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale») e 4 («La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società») tra i «principi fondamentali» e gli articoli 36 («Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi») e 41 della parte prima («L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali»), quest’ultimo non a caso più volte nel mirino di Berlusconi&co. (leggete qui e qui) per favorire una mai meglio precisata «libertà d’impresa».

Considerate le numerose identità tra quelle che abbiamo definito «le più semplici e intuitive regole della logica» e la nostra Carta anche al di là del capitolo «Lavoro» (penso ad esempio all’eguaglianza dei cittadini), possiamo dire di essere ormai ufficialmente in un’Italia incostituzionale? La risposta spetta a voi. Vi lascio solo con questi pochi spunti schematici:

– Articolo 1, secondo comma («La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione») vs Porcellum e continui chiacchiericci intorno alla sua riforma da parte degli stessi autori del vulnus costituzionale e dei loro finti oppositori.

– Articolo 11 (L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo) vs «missioni di pace nel mondo».

– Articolo 33, comma 3 («Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato») vs finanziamenti pubblici alle scuole paritarie, garantiti anche da Mario Monti.

– Articolo 54 («Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge») vs parlamentari inquisiti, se non già condannati in via definitiva (qui l’elenco provvisorio in attesa di revisione). Buona riflessione.

ALESSANDRO BAMPA
per Wilditaly.net

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