Trieste spiegata agli italianiCannabis terapeutica: una proposta di legge in Friuli Venezia Giulia

La cannabis terapeutica è al centro della proposta di legge presentata da PD, Idv e Cittadini-Libertà civica al Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia. La proposta è quella di stipulare una ...

La cannabis terapeutica è al centro della proposta di legge presentata da PD, Idv e Cittadini-Libertà civica al Consiglio della Regione Friuli Venezia Giulia. La proposta è quella di stipulare una convenzione fra la Regione Fvg e uno stabilimento autorizzato alla produzione di principi attivi stupefacenti a fini medici.

La cannabis potrebbe arrivare dallo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, ma anche da un altro stabilimento dotato delle stesse autorizzazioni, da individuarsi preferibilmente in Friuli Venezia Giulia. I farmaci cannabinoidi verrebbe infine venduti in un’unica farmacia ospedaliera, indicata dalla giunta.

Gli oneri previsti sono modesti – ha spiegato Annamaria Menosso (PD), prima firmataria della proposta di legge – e comunque non comportano aumenti al bilancio regionale in quanto la spesa per l’acquisto dei farmaci cannabinoidi, o della materia grezza per le preparazioni ospedaliere, andrà a sostituire in misura analoga la spesa per l’acquisto dei farmaci attualmente utilizzati per le medesime finalità terapeutiche.

Come spiega Annamaria Menosso,

al fine di garantire ai pazienti cure tempestive e appropriate e ai professionisti procedure più agevoli e chiare, questo provvedimento si propone da un lato di ampliare l’utilizzo dei farmaci cannabinoidi (articolo 1) e prevedere agevoli percorsi di cura (art. 4), dall’altro di introdurre prassi più lineari per il reperimento e l’acquisto (art. 3). Il tutto guardando al non dover dipendere più dalle importazioni per la cannabis medicinale in un prossimo futuro.

In commercio, nel nostro Paese, esistono solo preparazioni galeniche magistrali e il farmaco può essere ottenuto su esclusiva responsabilità del medico richiedente, potenzialmente per qualunque patologia o sintomo, senza limitazioni. Il medico può, sotto la propria responsabilità e previo consenso del paziente, impiegare una specialità medicinale al di fuori delle indicazioni di registrazione. Sono scelte terapeutiche effettuate caso per caso e non uno standard predefinito e immutabile.

Di fatto, si rende possibile prescrivere e utilizzare i principi attivi derivati dai cannabinoidi e si rende disponibile un ulteriore strumento terapeutico sia per la cura palliativa e la terapia del dolore sia per quelle altre applicazioni terapeutiche sulle quali vi è sufficiente evidenza scientifica.

Una proposta di legge che ha come scopo la cura e il rispetto del malato, quindi, e non la legalizzazione della Marijuana.

L’interno della Medical Cannabis Growing Operation di Oakland, California (foto: Flicrk/Blazenhoff)

<<I cannabinoidi -continua Annamaria Menosso- devono essere visti come un prodotto di nicchia, per lo meno allo stato attuale delle conoscenze, da utilizzare come farmaci di seconda o terza linea quando le altre terapie hanno fallito o hanno troppi effetti collaterali. Nonostante ciò -conclude la consigliera- limitarne la possibilità d’uso invece di allargare il campo di libertà per il medico porterebbe a un regresso e farebbe il gioco di coloro che continuano a voler confondere l’applicazione dei cannabinoidi al campo medico con l’uso ludico della Cannabis>>.

@giovaortolani

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