Fortezza BastianiEutm-Somalia: missione (quasi) compiuta, ma si può fare di più

Tutto sta andando secondo i piani, i risultati ci sono, ma si potrebbe fare ancora di più. Questa, in sostanza, la sintesi del discorso pronunciato dal colonnello irlandese Michael Beary, comandan...

Tutto sta andando secondo i piani, i risultati ci sono, ma si potrebbe fare ancora di più. Questa, in sostanza, la sintesi del discorso pronunciato dal colonnello irlandese Michael Beary, comandante della missione Eutm-Somalia, in occasione dell’incontro informale tenutosi a Cipro tra i comandanti di missione sotto egida Ue e i ministri della difesa dei paesi dell’Unione.

Che cos’è Eutm-Somalia? L’acronimo sta per European Union training mission. Istituita nel 2010 con base a Kampala, in Uganda (paese che all’interno dell’Unione Africana si è fatto capofila di Amisom, missione parallela a quella europea, sempre volta alla stabilizzazione della Somalia), ha l’obiettivo di addestrare i soldati dell’esercito regolare somalo, affinché possano adempiere con adeguate competenze professionali alla pacificazione di un paese squassato da un ventennio di anarchia e di lotte intestine, e solo di recente guidato da un governo democraticamente eletto che sta muovendo (pur con estrema difficoltà) i primi passi verso la normalizzazione. Alla missione, sempre in qualità di addestratori, partecipano anche i militari italiani.

Diverse le attività addestrative proposte, dal disinnesco degli ordigni improvvisati al primo soccorso sul campo, ma particolare per approccio quella denominata “TTT”, ovvero “Train the trainers”. I militari di Eutm, provenienti da ben 12 nazioni europee, non si limitano infatti ad addestrare le reclute (sia uomini che donne) all’uso delle armi: tra i soldati somali vengono anche individuati i più idonei a trasmettere ad altre reclute l’addestramento ricevuto, una volta tornati in patria.

Come stiano andando le cose, l’ha spiegato il colonnello Beary nel suo discorso. «Eutm-Somalia si sta avvicinando alla fine del suo secondo mandato conseguendo importanti traguardi», ha dichiarato il comandante. In primo luogo, la missione rappresenta un passo importante nello sviluppo di una Politica europea di sicurezza e di difesa comune. In secondo luogo, «sta dando un contributo importante nel rafforzare il Governo nazionale somalo, rendendolo in grado di rispondere alle esigenze di sicurezza della cittadinanza».

Finora sono state quattro le tranche di militari somali inviati in Uganda per la formazione. Il risultato al termine di questo quarto scaglione inviato al centro di addestramento, spiega ancora Beary sarà «una nuova aliquota di “Train the trainers” e quattro compagnie di soldati motivati, disciplinati e istruiti sul diritto dei conflitti armati, di genere, questioni umanitarie e cultura locale, per promuovere un vero senso di cittadinanza somala». Per scavalcare, senza cancellare, il tradizionale sentimento di appartenenza clanica.

A missione compiuta, il numero complessivo di soldati addestrati ammonterà a circa 3mila uomini. Un buon numero, ma forse non ancora sufficiente: «Questi soldati – spiega il colonnello Beary – rappresentano appena il 25% delle forze armate somale». Per questo motivo, a detta del comandante, potrebbe rivelarsi appropriata la scelta di prorogare a durata di Eutm-Somalia ad un terzo mandato.

I primi a sentire il bisogno della presenza di Eutm sono proprio i soldati somali. È proprio quanto ha dichiarato senza tanti giri di parole anche il generale di divisione Abdikadir Sheikh Ali Dini, comandante in capo delle forze armate di Mogadiscio: «Senza l’apporto dei soldati addestrati dall’Europa, non saremmo mai stati in grado di mettere in sicurezza la capitale».