Il sistema capitalistico si fonda sul debito. Più precisamente il debito rappresenta la linfa vitale che alimenta il capitalismo contemporaneo (data d’inizio 1974). Il debito come condizione sufficiente e necessaria per fa sì che il capitalismo raggiunga uno dei suoi obiettivi primari: la crescita. Il debito come crisi, la crisi attuale dei debiti sovrani europei, piigs in prima linea.
L’importanza (e forse anche la pericolosità) e il ruolo del debito all’interno del nostro sistema economico è stato riconosciuto anche dai uno dei giornali economici più importanti al mondo, l’Economist. In questi giorni è partito, quello che il quotidiano britannico ha denominato, The global debt clock: l’orologio del debito globale. Clicca sull’immagine per far partire l’orologio.
Il ticchettio dell’orologio del debito pubblico mondiale coincide con un aumento (vertiginoso), secondo per secondo, del debito di ogni Paese (il continente che contrae meno debiti è l’Africa. Questo progetto dell’Economist Intelligence Unit mostra, empiricamente e in tempo reale, come il nostro sistema capitalistico necessiti del debito. Quest’orologio, non solo offre una ricostruzione storica, dal 2001 a questo istante, sui debiti accumulati dagli Stati sovrani, ma anche una previsione futura dell’andamento di questo parassita (il debito) per l’anno 2013. Inoltre è possibile analizzare i dati economici per ogni Paese cliccando sul mappamondo disegnato nella pagina web; l’Italia per esempio ha un debito pubblico di $2.489.392.896.175 che corrisponde a un debito individuale (per ogniuno di noi) di $40.871 e che raggiunge il 120,5% del nostro Pil.
I numeri e l’onore dei debiti sono impressionanti. Il conteggio è partito dalla cifra di 48.772 miliardi di dollari ma, come scrive lo staff dell’Economist «Every second, it seems, someone in the world takes on more debt. Our clock (updated September 2012) shows the global figure for almost all government debts in dollar terms» (sembra che ogni secondo, qualcuno nel mondo contagga un debito aggiuntivo. Il nostro orologio (partito nel settembre 2012) mostra l’andamento dei debiti di tutti i Paesi sovrani nel mondo misurati in dollari).
Ma perché è importante misurare il debito degli Stati sovrani? È questa la domanda che si pone l’Economist e le risposte che offre sono alquanto semplici e chiare. Precisando subito come come il debito degli Stati il più delle volte sia acquistato dagli stessi cittadini e non dai marziani, le due spiegazione offerte sono: Primo, nel momento in cui i debiti degli Stati crescono più della produzione economica (cosa che è successa negli scorsi anni), questi debiti implicano più interferenza dello stato all’interno del sistema economico attraverso per esempio l’imposizione di più tasse (vedi caso Italia). Secondo, è utile informare sull’andamento del debito perché può essere visto come un test di prova per i singoli politici, molto più spinoso di un’intervista.
Prima del 1974 la moneta per ogni banca rappresentava un debito. La banca emetteva moneta a fronte di una riserva aurea e ogni possessore di moneta poteva, in ogni istante, cambiare le sue banconote con l’oro (nelle banconote vi era scritto: cambiabili a vista al portatore). Da quando nell’agosto nel 1974 Nixon abbolì la parità aurea tra ore e moneta (impaurito dalle grandi riserve di dollari accumulati dagli Stati europei dopo l’avvio del Piano Marshall), la moneta si è tramutata in un debito infinito e in definitiva non più ripagabile. Da allora le banche centrali emettono moneta e ripagano i lori debiti (e interessi) in moneta che loro stessi stampano (senza conservare qualcosa di prezioso come l’oro). Se l’oro è prezioso perche raro, la banconote sono preziose e hanno valore solo per le famiglie ma non per le banche centrali, poiché sono loro che possono produrre moneta illimitatamente (ovviamente non posso produrre oro all’infinito). Una moneta merce che può essere scambiata (attraverso i mercati finanziari) e che in sé raccoglie tre funzioni principali: riserva di valore (è accantonata e risparmiata perché rara e quindi ha valore) mezzo di scambio (per comprare i beni) e unità di conto (per dare un valore ai beni). Prima la moneta era solo un’unità di conto e mezzo di scambio e l’oro rappresentava la vera riserva di valore.
È nel 1974, data d’inizio del capitalismo moderno, che è stata creata la fiat money, un moneta libera e senza valore perché stampabile all’infinito e non coperta da alcun bene materiale come l’oro. Una fiat money che vive del rinvio nel pagamento dei suoi debiti attraverso «la costituzione di debitori che non pagano mai perché non muoiono mai, e che non muoiono mai perché non pagano mai»: gli Stati sovrani con il loro debito pubblico e la loro fiat money.
Il capitalismo e il debito come un’unione inscindibile. Il problema essenziale è: come fa un intero sistema a progredire sul ritardo (sul posticipo del pagamento) e sull’accumulazione dei debiti che un giorno (nel lungo periodo) dovrebbero essere pagati? Secondo Mark Bloch nel suo libro Lineamenti di una storia monetaria d’Europa (1981):
«Ritardare i pagamenti o i rimborsi e far accavallare perpetuamente gli uni sugli altri tali ritardi: questo sembra essere, in definitiva, il grande segreto del regime capitalistico, moderno la cui definizione più esatta potrebbe forse essere: “Un regime che morirebbe di una chiusura simultanea di tutti i conti”. Un regime che si nutre di un ottimismo che, incensantemente, sconta i profitti del futuro, il suo eterno rischioso incombere».
PS: Il debito pubblico globale che qualcuno dovrà pagare in futuro in questo momento ammonta a: 48.839.268.791.768 dollari.
PS 2: Come si può pensare al lungo periodo come chiusura definitiva di tutti i debiti? Come sosteneva J.M.Keynes (A Tract on Monetary Reform, 1923) agendo subito perché «in the long run we are all died» («nel lungo periodo siamo tutti morti»). Are e siamo sono verbi al presente.