Io non sono per nulla competente di mondo musulmano né di questioni africane e mediorientali. Ho quindi deciso di evitare di scrivere commenti agli eventi che hanno caratterizzato l’Africa settentrionale e il Medio oriente negli ultimi giorni, sia per quanto riguarda le violenze al personale diplomatico americano ed europeo, sia per le agitazioni esplose (almeno apparentemente, ma sicuramente da tempo preparate o quantomeno strumentalizzate) dopo la pubblicazione di alcune vignette ritenute offensive. Però, di fronte a eventi come questo mi tornano spesso alla mente le parole scritte nell’aprile-maggio del 1964, durante il suo pellegrinaggio alla Mecca, da un musulmano americano, forse il più famoso musulmano americano: Malcolm X.
Sul ruolo dell’Islam nella “tradizione inventata” che nelle sue varie stagioni di attività politica il leader nero aveva messo a punto per portare i suoi seguaci a ricrearsi un’identità peculiarmente nera e africana in reazione alla brutale distruzione dei tratti caratteristici cultura nera da parte degli schiavisti bianchi, e quindi sul rapporto assai complesso che Malcolm ebbe nei confronti della fede a cui si convertì già adulto, si sa molto. E si sa anche che Malcolm X nel corso della sua vita non aveva mai evitato un uso spregiudicato dell’istigazione all’odio e alla violenza per giungere a quella che credeva l’unica soluzione possibile del problema nero negli USA, ovvero una completa separazione tra le due “nazioni”, magari in vista di un possibile ritorno dei neri nelle terre che avevano originato le loro famiglie.
La cosa sorprendente è appunto il fatto che un attivista politico con questo background scopra nell’Islam la chiave per pervenire alla condivisione dei diritti universali dell’uomo. Per me, laico e soprattutto studioso di storia, questi legami così diretti tra religioni e diritti sono sempre poco convincenti ed appassionanti, visto che, nonostante i molti tentativi anche da parte cattolica di avocare a sé una “primogenitura” del rispetto dell’individuo, è evidente che i diritti umani così come oggi li conosciamo si sono sviluppati per lo più in opposizione alle tradizioni perpetuate dalle grandi religioni. E a maggior ragione può sembrare spiazzante il recupero così netto dell’afflato universalista di un credo che, agli occhi di noi occidentali, troppo spesso appare quanto mai chiuso in, e caratteristico di, identità collettive precise e specifiche, al punto che molto spesso il termine “musulmani” o “islamici” sembra individuare, per noi, un gruppo etnico più che una religione. Di conseguenza, io non segnalo queste parole di Malcolm X perché le condivida o le ritenga una lettura assolutamente irrinunciabile e incontestabile del vero significato dell’Islam: spero semplicemente, che servano a riflettere, soprattutto quelle persone che con troppa facilità dicono che “i musulmani dovrebbero fare certe cose a casa loro”, come se la religione avesse radici in una terra, e non nella coscienza di ogni individuo.
Non ho mai visto un’ospitalità così sincera e uno spirito tanto commovente di vera fratellanza come quelli di cui danno prova genti di ogni razza e colore qui in questa antica terra santa, patria di Abramo, Maometto e di tutti gli altri profeti delle Sacre Scritture. […]
C’erano decine di migliaia di pellegrini provenienti da tutte le parti del mondo. Era gente di ogni colore, biondi con gli occhi azzurri e africani dalla pelle nera come l’ebano, ma tutti partecipavano agli stessi riti rivelando uno spirito di unità e fratellanza che, basandomi sulle mie esperienze in America, ero convinto non potesse esistere in alcun caso fra bianchi e non bianchi. […]
Nei miei viaggi attraverso il mondo musulmano ho conosciuto persone che in America sarebbero considerate bianche, ho parlato e perfino pranzato con loro: la religione dell’Islam ha sradicato dalla loro mente l’idea stessa del bianco. Essi ispirano la loro vita a una sincera fratellanza verso gli altri indipendentemente dal loro colore. […]
Ho mangiato nello stesso piatto con gente dagli occhi più azzurri dello stesso azzurro, dai capelli biondi come l’oro e dalla pelle candida, dappertutto dal Cairo a Gedda e persino nella stessa Città santa della Mecca. Ho sentito nelle parole e nelle azioni di questi musulmani bianchi la stessa sincerità che mostrano i musulmani africani della Nigeria, del Sudan e del Ghana.
Il vero Islam allontana il razzismo perché la gente di ogni razza e colore che accetta i suoi principi religiosi e si inchina a un solo Dio, Allah, accetta anche automaticamente gli altri come fratelli e sorelle, indipendentemente da ogni differenza di colore. […]
Dal punto di vista etico della sua stessa concezione religiosa, il mondo musulmano è costretto a preoccuparsi del nostro [dei neri americani] destino perché esso contiene la violazione dei diritti umani.
Il Corano esorta il mondo musulmano a schierarsi a fianco di coloro i cui diritti umani vengono violati, indipendentemente da quella che può essere la convinzione religiosa delle vittime. L’Islam è una religione che si preoccupa dei diritti umani di tutta l’umanità, indipendentemente dalla razza, dal colore o dalle credenze religiose. Essa riconosce tutti come membri di un’unica famiglia umana.
[I testi delle lettere inviate negli USA da Malcolm X nel corso del suo viaggio in Arabia e in Africa del 1964, qui citate, sono state tradotte in italiano e riportate in R. Giammanco, Malcolm X. Rifiuto, sfida, messaggio, Bari, Edizioni Dedalo, 1994, pp. 176-177]