La Minetti è brutta.
Non è un giudizio rancoroso. Non lo dico perché è del PDL, perché “ce ne sono altre più belle” o per le grandi gesta che l’hanno portata al consiglio regionale della Lombardia, ma perché è obiettivamente brutta. E’ il classico esempio di “altezza mezza bellezza”, nient’altro. I canoni estetici falliscono di fronte a tanta stallonaggine. Che sia alta un metro e ottanta, abbia tette stratosferiche e un giro vita proporzionatissimo dice poco, molto poco della bellezza, ma anche della figaggine.
Perché è brutta? Perché è brutta. Ripetetelo con me. E’ liberatorio. Libera dai vincoli, quelli dai canoni estetici fondati sul gonfiore e la rotondità materna, quelli che obbligano a dire: “Che figa!”. La Minetti manca di eleganza, quella fondata sulla camminata che attira davvero gli sguardi. Non ha erotismo, quello del vedo-non vedo. Ha un viso da trans che pare si prenda a cazzotti in faccia tutte le mattine. E poi, visto che dietro la sua figaggine c’è una malcelata carica sessuale, chi l’ha detto che sia brava a letto?
Forse mi accanisco, alla fine si parla solo di “figaggine”. Ma cos’è questa “figaggine”? Se ciò che la parola indica è ciò che il giudizio riduce a puro oggetto, e se quel “solo” si riferisce ad una morbida eccitazione al limite del porno, allora non avete visto proprio niente.
Il mio non è un giudizio soggettivo, anzi lo è, ma in senso kantiano. Lo dico io, ma vale per tutti, basta rifletterci, non per forza col cervello.