Oggi un detenuto di 51 anni si è impiccato nella sua cella nel carcere di Biella, usando i lacci delle scarpe. Dall’inizio dell’anno sono 118 i detenuti morti, 41 per suicidio.
La situazione carceraria è da anni insostenibile, e da anni la questione è ignorata dalla stampa e dalla televisione. I detenuti attualmente sono 66.271, a fronte di una capienza di 45.568 persone.
Ieri il Presidente della Repubblica è intervenuto sull’argomento:
«Ho rinnovato l’auspicio che proposte volte a incidere anche e soprattutto sulle cause strutturali della degenerazione dello stato delle carceri in Italia trovino sollecita approvazione in Parlamento»
Tutto bene, quindi? Mica tanto, perché sembra che il Presidente abbia le idee un po’ confuse sulle “cause strutturali della degenerazione dello stato delle carceri”. Infatti, subito dopo il Corriere aggiunge:
Il Presidente della Repubblica fa riferimento alle proposte «già in avanzato stadio di esame, per l’introduzione di pene alternative alla prigione» e rileva che «restano nello stesso tempo aperte all’attenzione del Parlamento, in questa legislatura ormai vicina al suo termine e in quella che presto inizierà, sia le questioni di un possibile, speciale ricorso a misure di clemenza, sia della necessaria riflessione sull’attuale formulazione dell’art. 79 della Costituzione che a ciò oppone così rilevanti ostacoli»
Siamo alle solite. Secondo Napolitano il sovraffollamento delle carceri è dovuto alla mancanza di pene alternative e allo scarso uso delle misure di clemenza (amnistia ed indulto). In particolare, per quanto riguarda amnistia ed indulto. il Presidente suggerisce al Parlamento di modificare l’art. 79 per rendere più semplice la loro concessione.
A questo punto sono doverose due considerazioni.
Primo: l’unico problema che vede Napolitano è il sistema carcerario intasato, non il fatto che molti detenuti siano puniti ingiustamente o ancora in attesa di giudizio. Per Napolitano la questione è esclusivamente logistica, non politica. I detenuti sono semplici pacchi e le carceri sono magazzini: dove mettere i pacchi che avanzano? Io invece credo che la questione sia squisitamente politica: i detenuti sono tanti perché molti di essi sono ingiustamente puniti dalle normative italiane per reati che non danneggiano nessuno.
Prendiamo gli spacciatori di marijuana: cosa li differenzia dai commercianti? Non hanno un negozio, in effetti, ma al di là di questo? Certo, operano quasi sempre a contatto con la criminalità organizzata: inevitabile, visto che lo Stato rende illegale il commercio delle droghe leggere. Ad uno sguardo privo di pregiudizi è chiaro che lo spacciatore è un commerciante come tutti gli altri, che opera al di fuori della legge perché la legge pretende di impedire ai cittadini di soddisfare certi bisogni.
Un altro esempio? I clandestini: che hanno fatto di male? Sono entrati nel nostro Paese per cercare lavoro, noi li abbiamo presi e li abbiamo processati. Poi non possiamo meravigliarci delle prigioni traboccanti.
Una misura strutturale volta a diminuire la popolazione carceraria è l’eliminazione dei caratteri autoritari che ancora permeano il nostro sistema penale. Eliminare i falsi reati per perseguire quelli veri in maniera più efficace. Punire meno per punire meglio.
Secondo: ritorna periodicamente il vecchio vizio della nostra classe dirigente di rimandare la soluzione dei problemi con misure di comodo, con provvedimenti temporanei. L’anmnistia e l’indulto non risolveranno alcun problema: faranno uscire un po’ di gente che tornerà dentro dopo pochi mesi. Le misure di questo tipo sono il cancro del sistema giudiziario, minano alla base il principio della certezza della pena e danno incentivi perversi ai detenuti: “posso continuare a delinquere perché aumenta la probabilità di uscire di galera in anticipo”.
La filosofia è la stessa che determina il frequente ricorso al condono fiscale: non siamo capaci di risolvere un problema e quindi lo allontaniamo. Crediamo di porre un freno al fenomeno ma in realtà lo stiamo nutrendo. Da esternazioni come queste si evince che Napolitano è parte integrante della classe dirigente che ha trascinato questo Paese sull’orlo del baratro. Pensa come loro e, se potesse, agirebbe come loro.
Il sovraffollamento carcerario si diminuisce con la riforma del codice penale e con la rieducazione dei detenuti, non con la strategia del “liberi tutti”.