Mercato e LibertàLiber(alizzat)i a metà

È stato presentato ieri a Milano l’Indice delle liberalizzazioni 2012 a cura dell’Istituto Bruno Leoni. Dal 2007 l’Istituto misura ogni anno la percentuale di apertura di sedici settori di mercato ...

È stato presentato ieri a Milano l’Indice delle liberalizzazioni 2012 a cura dell’Istituto Bruno Leoni. Dal 2007 l’Istituto misura ogni anno la percentuale di apertura di sedici settori di mercato cruciali (mercato elettrico, mercato del gas naturale, servizi idrici, telecomunicazioni, trasporto ferroviario, trasporto aereo, trasporto pubblico locale, autostrade, poste, televisione, borse, ordini professionali, mercato del lavoro, fisco, pubblica amministrazione e mercato dell’arte), paragonandola, area per area, ad un paese di riferimento. Quest’anno il livello di liberalizzazione si ferma al 52%, 3 punti in più rispetto all’anno scorso.

La nota da segnalare è che, per la prima volta dall’inizio di questa indagine, si è registrato un incremento del grado di liberalizzazione sufficientemente coerente tra i settori analizzati, motivato – secondo il curatore dell’Indice Carlo Stagnaro – dall’azione del governo Monti e dal necessario adeguamento ad alcune direttive europee, che hanno portato a un piccolo ma trasversalmente uniforme miglioramento del livello di liberalizzazione dell’economia italiana.

Il settore più aperto è risultato quello elettrico, seguito da finanza e trasporto aereo. In questi settori il benchmarking internazionale è, con il Regno Unito per il settore elettrico (e l’Italia è al 77% rispetto al top del Paese di riferimento), la Svizzera per i mercati finanziari (Italia al 66%) e l’Irlanda per il trasporto aereo (Italia al 65%).

I settori meno liberalizzati sono, tra gli altri, i servizi idrici (i9%io rispetto al Regno Unito). Quest’ultimo è interessante se si pensa che la retromarcia sui servizi idrici è in buona parte dovuta agli effetti del referendum abrogativo sull'”acqua pubblica”, che ha in realtà coinvolto tutti i SPL. Per quanto il referendum sia stato veicolato da una campagna piuttosto fuorviante relativamente all’oggetto dell’abrogazione, è comunque utile domandarsi, dato l’esito referendario, fino a che punto il cittadino italiano sia pronto ad accettare l’apertura al mercato dei servizi essenziali, sfatando preconcetti e pregiudizi diffusi nella cultura italiana.

La sintesi dei risultati settore per settore dell’indagine sono disponibili qui: http://www.brunoleonimedia.it/public/Indice_Libs/2012/Indice2012-Sintesi.pdf

Serena Sileoni

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