La premessa è d’obbligo: a me Franco Battiato sta cordialmente antipatico. Gli riconosco, ovviamente, una statura di artista di livello, sono stato innamorato di alcune sue canzoni, ma l’ipocrisia del personaggio finto distaccato, spirituale eppure nella vita così terreno, col sermone sempre pronto, mi ha sempre infastidito.
E quindi apprendere oggi dal Messaggero di quel suo concerto nella Anagni di Franco Fiorito, nel 2003, in occasione del settecentesimo anniversiario del famoso schiaffo, pagato da Batman ben 100mila euro, mi ha fatto sorridere.
Sì, lo so, conosco le obiezioni: che c’entra Battiato? lui è un artista, fa il suo lavoro, se dovesse chiedere informazioni sui politici che organizzano concerti allora non canterebbe più. Lo so, lo so, è tutto vero. Però ascoltare “Povera patria” ricordando quei 100mila bigliettoni è tutt’altra musica.