IotaViaggio tra i nazionalisti Serbi. Terza ed ultima parte: patrioti nel mondo reale.

Nel giugno 2012 un inviato del Courrier des Balkans, Florentin Cassonet, ha marciato insieme al corteo che per ricordare Vidovdan – l'epica battaglia di Kosovo del 1389 – ha compiuto una marcia da ...

Nel giugno 2012 un inviato del Courrier des Balkans, Florentin Cassonet, ha marciato insieme al corteo che per ricordare Vidovdan – l’epica battaglia di Kosovo del 1389 – ha compiuto una marcia da Belgrado a Gazimestan. 350 chilometri in poco meno di due settimane, che ci permettono di scoprire qualcosa di più della galassia della destra nazionalista Serba. La terza – ed ultima – parte del suo racconto.

(A questo indirizzo il link per la puntata precedente)

Milena ha la certezza, quasi religiosa, di essere l’unica depositaria della verità contro il resto del mondo. Originaria di Sarajevo, ha dovuto lasciare la città quando aveva nove anni, all’inizio dell’assedio: suo padre, Serbo, era stato richiamato per servire nell’esercito Bosniaco. Oggi, il suo attivismo deve esercitarlo segretamente. Circostanza che rafforza ancora di più le sue convinzioni. I suoi colleghi dell’Università non sanno nulla del suo impegno nel “Movimento 1389”. Vive di fatto una doppia vita: “se dici di essere patriota, sei immediatamente qualificato come fascista. La storia è sempre scritta dai vincitori” …

“Il Partito Democratico (DS) ci bolla come estremisti per servire i propri interessi”. A differenza di Milena, Srđan non è membro del Movimento, ma ne condivide un gran numero di valori. Questo fan dei Pink Floyd di 38 anni è stato lasciato dalla moglie ed ha perduto il proprio computer nel 2008, scommettendo sul Real Madrid contro il Liverpool: oggi vivacchia nella stessa casa dei propri genitori a Mladenovac. “Capirai quando vivrai con 150 euro al mese e ti serviranno della propaganda a favore dell’integrazione europea, per farti credere che domani tutto andrà per il verso giusto … una volta, erano gli Zingari quelli che si occupavano di raccogliere e di rivendere il cartone, il vetro, il ferro. E la gente rideva. Ora, lo fanno tutti quanti”.

Il 5 ottobre dell’anno 2000, Srđan a preso parte alla manifestazione popolare che mise fine al regno di Slobodan Milošević. Oggi detesta con tutta l’anima il Partito Democratico, che durante gli anni novanta rappresentava tuttavia la maggiore opposizione al regime. “Nel 2000, le persone che sono arrivate al potere hanno utilizzato gli stessi metodi di Slobodan per rubare denaro. Il Partito Democratico ha utilizzato l’UE per rimanere al potere, presentandola come una religione ed un paradiso. La Serbia non riesce ad avere una visione indipendente di se stessa, è per questo che viene strumentalizzata a tal punto da Bruxelles”. Nonostante il paese abbia ottenuto lo status di candidato ufficiale il 1 marzo 2012, sotto la presidenza di Boris Tadić, sono proprio lui e il suo Partito Democratico i grandi sconfitti delle ultime elezioni presidenziali e legislative del maggio 2012.

L’Unione Europea, nuovo oppio dei popoli?

Quanto a Tomislav Nikolić, il nuovo Presidente, si è riallineato all’Unione Europea. Ultra-nazionalista quando dirigeva il Partito Radicale Serbo (SRS), si è riscoperto europeista dopo aver perduto due elezioni presidenziali consecutive, nel 2004 e nel 2008. Ha creato un nuovo partito, il Partito Progressista Serbo (SNS) più “presentabile”. Ma questa svolta alimenta due congetture: secondo i cospirazionisti, che i politici serbi siano scelti e pagati dai governi occidentali. Per gli altri, che l’unico vero “credo” dei politici sia quello di trovare un modo per arrivare – e rimanere – al potere. Molti Serbi non ci cascano più, a questa retorica a favore dell’integrazione europea. E così si uniscono alle organizzazioni nazionaliste il cui cavallo di battaglia è, da anni, il rifiuto dell’Unione Europea.

La Serbia è un lupo per i Serbi”, non smette di ripetere. “Siamo discretamente abili nel suicidarci”. Srđan completa il suo discorso con la regola dei “tre terzi”: un terzo dei Serbi lascia il paese, un terzo si suicida, un terzo invece scende a patti con il potere, per trovare lavoro o per avere la propria parte di torta. “Le persone normali si sentono trattare come degli stupidi, perché non ottengono nulla e sono colpevolizzate da quelli che pretendono di essere nel giusto: quelle ONG, quei media che non si stancano di ripetere che la Chiesa, e le Organizzazioni che le gravitano attorno, sarebbero ‘clerico-fasciste’: sembra che non si debba credere più a nulla, al di fuori dell’UE”. Per proteggere la sua sanità mentale, Srđan va dallo psichiatra una volta all’anno e non vota più.

In questo contesto dove molti vedono i politici semplicemente come dei voltafaccia pronti a cambiare alleanze ed interessi, la Chiesa Ortodossa Serba appare come un baluardo inamovibile, e pian piano ricostituisce il suo potere politico. Proprio come durante l’Impero Ottomano: il Patriarcato diventerebbe il solo protettore della nazione serba.

Così, il “Movimento 1389” si muove con la benedizione del Patriarcato. E la fedina penale di Rade Ljubičić diventa una sorta di “certificato di resistenza”. Il capo dell’organizzazione, che non esita un istante se si tratta di cacciare degli hooligans troppo esagitati, ha fatto lui stesso qualche piccola vacanza in prigione. Nel 2007 per esempio, per aver coperto le targhe del viale Zoran Đinđić, uno dei principali oppositori a Milošević e Primo Ministro Serbo ucciso nel 2003, sostituendole con “Boulevard Ratko Mladić”. La sua battaglia è una lotta “per i Serbi”, “contro l’Occidente”, e contro uno stato serbo che sostiene l’integrazione europea e tiene in non cale gli interessi del proprio popolo. Quando racconta questa storia, la sua faccia si illumina di un gran sorriso: “i detenuti ed i poliziotti che mi hanno portato in carcere mi consideravano come un eroe. Siamo obbligati a fare il nostro dovere – mi dicevano – ma sosteniamo la vostra causa”.

(fine terza ed ultima parte)

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