Premetto: non conosciamo la vicenda, difficile giudicare. L’unica testimonianza è quella delle immagini e dei commenti giornalistici, da cui emergono solo dubbi, quesiti, domande probabilmente senza risposta:
– come fa un poliziotto solo a pensare di eseguire a quel modo l’ordinanza su un bambino di dieci anni? come si sente, adesso, a posto con la coscienza per aver obbedito come un bravo soldato?
– come fa un tribunale, proprio dopo i ripetuti tentativi falliti, a scegliere l’uscita da scuola come ‘territorio neutro’? il luogo dove si forma l’identità sociale di un bambino già problematico?
– come fa un padre ad assistere a una scena del genere e a non fare nulla?
– come fanno due genitori ad arrivare a una situazione del genere che, normalmente, dovrebbe avere come fine il bene del bambino, e ancora pretendere di continuare la guerra? ne sentono la responsabilità, o sono troppo presi a darsele?
Questo incredibile episodio è andato in onda (e, strano ma vero, nessuno se l’è presa con Chi l’ha visto?) e noi abbiamo provato l’ebbrezza e il terrore di vederci mostrata la realtà. Ora, come ci sentiamo?
Io, malissimo: è una cosa che non passa, che rimane dentro.