A mente freddaAlle primarie i minorenni non votano più? Per tante buone ragioni, forse troppe…

In questi ultimi giorni si è parlato molto delle regole per le elezioni primarie del centro-sinistra, soprattutto perché (anche a detta di esponenti di spicco del principale partito della coalizion...

In questi ultimi giorni si è parlato molto delle regole per le elezioni primarie del centro-sinistra, soprattutto perché (anche a detta di esponenti di spicco del principale partito della coalizione, come Ivan Scalfarotto) in sede di applicazione si è cercato in modo più o meno evidente di intervenire in senso restrittivo rispetto alle decisioni approvate dall’Assemblea nazionale, in pratica stravolgendole.

Anch’io, su questo blog, ho detto la mia sulle primarie diverse volte, e in linea generale non sono molto soddisfatto di certe conclusioni. Non intendo ripetere posizioni che ho già sostenuto, ma mi soffermerei su un dibattito specifico sorto negli ultimi due giorni in relazione ad alcuni punti specifici. Come sappiamo tutti, infatti, ha suscitato reazioni la scelta di escludere dal voto i minorenni, dopo che in consultazioni popolari spesso assimilate alle primarie, come quelle per le elezioni dei segretari del Partito democratico nel 2007 e nel 2009, si era deciso di ammettere tutti gli over-16.

Ritirare un’opportunità che in precedenza si è concessa è sempre antipatico, assai più che non averla mai data, e quindi certe agitazioni sono comprensibili. Tuttavia, vi erano effettivamente molte ragioni legittime per questa scelta. Tra domenica e ieri, Alessandra Moretti, membro della direzione nazionale del PD e portavoce dello staff di Bersani per le primarie, ha deciso in primo luogo di interventire a difesa della scelta (non si capisce se in qualità di esponente di vertice di quel PD che ha contribuito, con gli altri soggetti del centro-sinistra, ad approvare le regole, o di dirigente della campagna di uno dei candidati che a queste regole è soggetto), e per non sbagliare ha fatto proprie più d’una di queste ragioni, senza curarsi del fatto che erano in contrasto tra loro.

Infatti, è partita sostenendo a più riprese che l’esclusione dei minorenni era essenzialmente dovuta al tentativo di uniformare il bacino elettorale delle primarie a quello delle elezioni politiche per cui si sceglieva il candidato premier. Risposta sensata, anche se restavano due questioni:

  • Una piccola. Le primarie di coalizione hanno avuto luogo in diverse occasioni a livello locale per la selezione di candidati a incarichi amministrativi, e in generale l’accesso ai sedicenni non è stato negato, sebbene anche per le elezioni locali l’elettorato attivo sia concesso a 18 anni. Come dicevo prima, concedere il diritto di partecipare ai sedicenni e poi negarlo all’improvviso non fa una buona impressione.
  • Una grande. Infatti l’ammissione al voto degli immigrati in possesso di regolare permesso di soggiorno e di residenza in Italia non è stata ritirata. Si tratta di una scelta giusta, secondo me, ma in ogni caso non è in linea con la giustificazione dell’esclusione dei minorenni, visto che fino a prova contraria gli immigrati non votano a nessun livello, e nel PD non esiste alcun progetto di estensione dell’elettorato attivo per le elezioni politiche (solo a quelle amministrative) a chi non acquisisce la cittadinanza italiana.

Lascio stare le polemiche sulla presunta gaffe della Moretti, per cui secondo lei gli immigrati in Italia votano alle elezioni: sono stato spettatore di quanto accaduto, e posso confermare che è stata vittima di una serie di fraintendimenti, suoi e di altri, che con Twitter capitano piuttosto spesso. Il problema però è un altro. Questi fraintendimenti nascono dal fatto che, di punto in bianco, di fronte all’obiezione del voto agli immigrati che rappresenterebbe una distorsione al criterio di massima dell’uniformità del bacino elettorale, la Moretti ha tirato fuori il precedente delle primarie del 2005, che effettivamente escludevano i minorenni e includevano gli immigrati.

Anche questo precedente mi sembra sensato. Io stesso ho detto che quella consultazione rappresenta l’unico vero precedente nazionale e di coalizione a cui rifarsi. In questo caso, però, le questioni irrisolte non si riducono.

  • Il regolamento delle primarie 2005 prevedeva anche una procedura decisamente più rapida e scorrevole per la verifica delle intenzioni di voto dei partecipanti, per la creazione degli elenchi elettorali, per la registrazione di chi intendeva votare in sedi diverse dalla provincia di residenza, e soprattutto prevedeva una organizzazione sul territorio decisamente più attiva nel garantire la più ampia partecipazione possibile. Si è però preferito, per il 2012, non tener conto di questo precedente proprio in una questione assolutamente cruciale per la buona riuscita delle elezioni primarie e per la loro efficacia nel fare da “traino” alla candidatura per le elezioni vere e proprie. Come è possibile che il regolamento delle primarie 2005 sia la Bibbia in certe situazioni e carta straccia in altre? Se i regolamenti possono cambiare ed essere reinterpretati per alcune questioni sicuramente importanti, come l’adesione convinta dei partecipanti al progetto di coalizione e la loro convinzione nell’affrontare qualche ostacolo pur di partecipare alla vita delle formazioni politiche di riferimento, perché non si possono modificare anche per sancire definitivamente l’entrata nell’alveo della partecipazione politica attiva di un settore importante dell’opinione pubblica, i minorenni, che già si era deciso di coinvolgere in altri casi, e la cui esclusione dalle pratiche decisionali è per molti sbagliata quanto quella degli immigrati?
  • Perché il riferimento al 2005 viene fuori solo in seconda battuta? Si sarebbe potuto dire chiaramente che le scelte contestate trovavano giustificazione lì, ma non si è fatto. L’impressione che si dà è quella di un precedente di comodo, che alla fine si è deciso di usare perché collima con quanto deciso ma che in realtà non è stato preso in seria considerazione per decidere che cosa fare. Viene quindi spontaneo pensare che le ragioni siano altre, e che sia meglio non renderle esplicite, e anche questo, naturalmente, non fa una bella impressione.

Detto questo, voglio subito chiarire che secondo me dietro queste decisioni c’è meno malizia di quanto alcuni vogliano insinuare. Il numero di effettivi elettori tra i 16 e i 18 anni si sarebbe rivelato piuttosto esiguo, certo non sufficiente a spostare gli equilibri, con una presenza cospicua di elettori organizzati nelle associazioni giovanili dei partiti, e in generale, con una connotazione pro-Renzi assai meno marcata di quanto si ritiene (a quell’età, probabilmente io avrei votato per un Vendola). Resta comunque il fatto che la scelta di “sacrificare” gli elettori più giovani e di mantenere nel corpo elettorale gli immigrati, lungi dall’apparire il forte segnale che dovrebbe essere per una spinta all’integrazione e all’accoglienza di cui il nostro paese ha assoluto bisogno, può indurre a cattivi pensieri, soprattutto di fronte alle voci circolate in occasione di alcuni di quei tristi precedenti di fallimento delle primarie locali che questo regolamento vorrebbe proporsi di evitare, senza sostanzialmente proporre alcuna norma anche solo teoricamente efficace.

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