Le cinéma autrementArgo. La spia che viene dallo spazio

Debutta sugli schermi londinesi l'ultimo film di Ben Affleck, Argo. In uscita nelle sale italiane il 4 novembre, ecco in anteprima la recensione. Ammettiamolo, molti di noi hanno un debole per fil...

Debutta sugli schermi londinesi l’ultimo film di Ben Affleck, Argo. In uscita nelle sale italiane il 4 novembre, ecco in anteprima la recensione.

Ammettiamolo, molti di noi hanno un debole per film, attori o registi artisticamente discutibili. Magari perché ce ne siamo innamorati da adolescenti – è il mio caso con Il ragazzo che sapeva volare (1986), o perché non possiamo resistere alle trappole emotive che ci tendono – per alcuni è Ghost (1990), per altri Una donna in carriera (1988).

Il mio debole si chiama Ben Affleck. Inespressivo, lo so. Belloccio ma senza caratteristiche peculiari che lo rendano unico, lo so. Spesso coinvolto in relazioni sentimentali e progetti artistici di minimo spessore – Jennifer Lopez, Armageddon.

Lo so.

Eppure, ci dev’essere qualcosa di buono in lui (e nell’amico d’infanzia Matt Damon), se al primo tentativo di sceneggiatura con Will Hunting, genio ribelle (1997) hanno portato a casa un Oscar – sempre che vogliamo attribuire agli Oscar un qualsiasi valore artistico. La mia idea personale è che il pover’uomo sia troppo bello e troppo inserito nello star system hollywoodiano per fare l’intellettuale, perciò ogni tentativo di darsi un’immagine impegnata viene accolto con una condiscendente alzata di sopracciglia.

Ben Affleck esordisce come regista nel 2007 con Gone baby gone – se escludiamo un corto girato nel lontano 1993 dal titolo troppo lungo per essere trascritto. Nel 2010 esce The Town, di cui Affleck è regista e sceneggiatore: un filmone d’azione ben girato e coinvolgente sulle bande di professionisti specializzate in rapine di banche a Boston, tratto dal romanzo The Prince of Thieves di Chuck Hogan. I maligni dicono che gli unici film che gli riescono bene sono quelli che dirige, perché così si può dare la parte da protagonista da solo. Beh, To the Wonder non l’ho ancora visto, ma ho come il sospetto in questo caso che il povero Malick ci possa aver messo del suo nel rendere il film inguardabile.

Ho visto The Town l’anno scorso, rimanendo piacevolmente stupita. Per questo motivo, quando si è trattato di scegliere a quale dei Gala screenings partecipare durante il London Film Festival ho scelto la prima europea di Argo, ultimo film per la regia di Ben Affleck che arriverà sugli schermi italiani il prossimo novembre. Non pensate male, non sono così ammalata di Affleck: i biglietti per i film di Haneke, Burton e Bill Murray si sono volatilizzati nel giro di due ore, e persino il potere dell’accredito stampa non ha potuto far nulla.

La storia è questa (ed è tratta da una storia vera): durante la rivoluzione islamica che nel 1979 portò al potere l’Ayatollah Khomeini in Iran, alcuni militanti fanno irruzione all’ambasciata americana prendendo in ostaggio la quasi totalità del corpo diplomatico. Sei funzionari riescono a sfuggire all’arresto, trovando asilo presso la residenza dell’ambasciatore canadese. Per evitare spargimenti di sangue, il governo statunitense incarica l’agente della CIA Tony Mendez, esperto di operazioni sotto copertura, di organizzare un piano di liberazione. Con l’aiuto dell’amico autore di effetti speciali a Hollywood John Chambers, Mendez riesce a far uscire i sei dall’Iran facendoli passare per membri di una troupe cinematografica canadese alla ricerca di scenari per un film di fantascienza intitolato, appunto, Argo.

Il trailer ufficiale del film.

Se non fosse stata vera, una storia del genere bisognava inventarla. E farci sopra un film. Ci hanno pensato Ben Affleck e George Clooney (che del film è produttore) lavorando alla storia con lo sceneggiatore Chris Terrio dal lontano 1997, quando furono levati i sigilli del segreto di Stato dai fascicoli dell’operazione Argo.

Mettiamola così: Argo non è un film da festival, ma non è neppure un blockbuster di infimo calibro alla Armageddon.Ben Affleck si circonda di gente di talento – i veterani John Goodman e Alan Arkin interpretano rispettivamente John Chambers e il produttore hollywoodiano del finto film – sceglie una storia appassionante, la mette in scena senza badare a spese e confeziona un film d’azione di tutto rispetto, con il giusto equilibrio di tensione, adrenalina, humor e sentimento.

Certo, come fa notare Henry Barnes sul Guardian, Argo ha le sue pecche: un po’ troppo didascalico nel racconto, indugia sui dettagli narrativi quasi a voler mostrare che i compiti sono stati fatti bene e la storia sullo schermo è proprio uguale a quella avvenuta nel mondo reale. Nonostante i sipari comici di Arkin e Goodman garantiscano delle boccate di aria fresca, su tutto il film grava un’atmosfera cupa, che il protagonista Mendez / Affleck non fa che appesantire con un broncio perenne da “animale da soma dei servizi segreti.” Siccome siamo a Hollywood, infine, non possono mancate le scivolate nell’americanismo trucido: bandiere a stelle e strisce che svolazzano alle spalle dell’eroe che torna a casa, militanti della rivoluzione brutti urlanti e barbuti, con l’occhio spiritato del fanatico religioso.

Eppure, tutti questi difetti rimangono sullo sfondo, non riescono a rovinare lo spettacolo né l’ultima mezz’ora di inseguimento in aeroporto, da adrenalina pura. E sui titoli di coda, è quasi commovente l’omaggio agli eroi che hanno fatto la storia del cinema di fantascienza, dal dottor Spock a Luke Skywalker. O sarà che ho un debole per Ben Affleck?

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club