Numero Due è nell’età del capriccio non-sense. Nel non-senso che a volte le bizze partono improvvise e mute, con tanto di broncio e di pianto, grida strappacuore e stracciaqualcos’altro. Mine senza innesco che esplodono a casaccio, senza che nessuno le tocchi.
E testardo, poi: non serve dialogo, moina, trattativa, contatto, sculaccione, minaccia, ambasciata (quando sono in crisi mando il Normannino, a convincerlo), niente. Un mulo, come dicevo, al quadrato, al cubo.
All’inizio ero perplesso: come diavolo faccio a gestirmelo, la mattina, lavarli vestirli prendi-la-medicina prendi-la-macchinina, che a una certa ora dovremo pur arrivare, e devo vestirmi anche io, e ci sono sempre cose da fare prima di uscire, in casa.
Poi, ho capito. dato che è un non-sense, non bisogna cercare la causa, ma osservare il fenomeno. E studiando per bene le sue manifestazioni, ho individuato almeno tre tipologie di pianto:
– il broncio comico, detto dell’orologio: si blocca, si volta, braccia conserte e sguardo al pavimento; a qualsiasi tentativo di capire che succede risponde spostandosi di una tacca, a destra o a sinistra, facendo un giro su se stesso. provateci: fa scompisciare, io sono arrivato a fargli fare quasi tre giri completi.
– il signor No: pianto a goccia singola, con No ripetuti a qualsiasi cosa. può andare avanti anche per una mezz’ora, se non si smonta prima, e col passare del tempo diventa sempre peggio, con lancio di oggetti e pianto ad acquazzone tropicale. Io arrivo a a incazzarmi come un cinghiale, finchè – senza preavviso nè benché minima ragione – non spunta trotterellando con un allegro: “Ettomi”.
– il pianto retorico o drammaturgico, detto Lamariomerola: pianto improvviso, finto ma così finto che è impossibile prenderlo sul serio. Detto questo, può durare all’infinito e l’unico modo che conosco per disinnescarlo è fargli vedere un treno, una betoniera o un biscotto. se trovate un altro modo fatemelo sapere, mi raccomando.