Dialoghi semiseriC’è una gran confusione: ecco perché voto Renzi

Non sappiamo niente, ci muoviamo in un’incertezza che spaventa: non sappiamo le regole delle primarie, non sappiamo con che legge elettorale andremo a votare, non sappiamo se dal prossimo voto eme...

Non sappiamo niente, ci muoviamo in un’incertezza che spaventa: non sappiamo le regole delle primarie, non sappiamo con che legge elettorale andremo a votare, non sappiamo se dal prossimo voto emergerà una maggioranza per governare il paese. È questa incertezza che disorienta i militanti e gli elettori del PD e che preoccupa non poco non solo gli italiani ma anche i cittadini europei. La mia convinzione è che Angela Merkel aspetti da un anno le elezioni italiane per decidere che fare nella soluzione della crisi europea. L’Italia è un paese troppo importante, se non ha un sistema politico stabile e responsabile nel segno dell’Euro, la Germania potrà fare ben poco per la salvezza della moneta europea.
Orbene in questa situazione siamo chiamati a decidere per chi votare alla primarie del PD. Molti di noi non le volevano o non ritenevano che fosse il momento giusto ma le primarie si terranno lo stesso, bisogna decidersi e tanto vale renderle di qualche utilità. A mio parere c’e’ solo un criterio per decidere chi votare a queste primarie: voterò chi garantisce a maggiore continuità con il governo di Mario Monti. Una continuità non necessariamente nella persona di Monti ma nello spirito delle riforme anche impopolari di quest’anno, uno spirito che va completato con le politiche della crescita ma la cui direzione non va in alcun modo invertita.
Ad ogni elezione o primaria che sia, la prima cosa da chiedersi è un giudizio sull’operato del governo precedente. Io ritengo che al di là dei dettagli dei programmi di Bersani, Renzi e Vendola, inevitabilmente generici, conti quel che i candidati pensano e dicono del governo di Monti. E non solo quel che pensano e dicono ma anche quel che potranno fare per continuare l’agenda Monti se vinceranno le primarie e poi le elezioni. Io non credo che nessuno dei tre candidati farà il primo ministro se vince queste primarie: ci sono troppe variabili ancora in gioco, prima bisogna conoscere la legge elettorale poi bisogna vincere le elezioni poi bisogna vedere quali saranno gli accordi con gli alleati. Vendola ha già detto che si candida in funzione anti-Monti. Bersani è quello che ha garantito finora la maggioranza per il governo Monti e Renzi è quello che ha detto parole più chiare di sostegno all’agenda Monti. Come scegliere tra i due? Il problema di Bersani è che si è apparentemente impegnato in una coalizione con Vendola, e forse si allearà anche con DiPietro se si voterà con il porcellum e ci sarà la gara ad allargare le coalizioni.
A questo punto se anche vincessimo le elezioni, come potrà mai Bersani continuare nel solco di Monti con questi compagni di strada? Credo che più degli alleati “naturali” (Vendola appunto) sia molto più importante scegliere una linea politica. Su la linea politica di Monti credo che dia garanzie più credibili Renzi di Bersani.
I critici dell’agenda Monti sostengono che la definizione stessa dell’agenda Monti o è strumentale o è fumosa. È vero tutto il contrario. Non è affatto strumentale perchè il giudizio sul governo passato è l’unico criterio che ci guida in questa situazione di incertezza. Non è affatto fumosa, in quanto in Europa tutti sanno benissimo cosa si intende per agenda Monti; se definissimo agenda Monti semplicemente andare avanti sulla strada delle riforme di questo governo e non tornare indietro, basterebbe questa definizione davvero scarna per escludere moltissimi dal numero dei sostenitori di Monti.
Ogni tanto nella storia c’e un big bang nella politica e i partiti cambiano completamente o scompaiono, nuovi schieramenti e partiti nascono. In genere succede quando il vecchio assetto politico non sa rispondere alle domande dell’elettorato. Questo può succedere ora in Italia se il PD non dice una parola chiara sulla linea che vuole tenere e se lascia l’eredità di Monti, uno dei pochissimi uomini politici italiani di questi decenni che ha assunto un ruolo fondamentale in Europa ad un rassemblement centrista. L’unico argomento che non si dovrebbe usare dai sostenitori delle primarie – e invece è stato più volte autorevolmente usato- è che se vince l’avversario allora il partito si spacca. È un argomento che inficia alla radice il meccanismo delle primarie, ma in questo caso non vedo perché se vince Renzi il partito si dovrebbe spaccare a sinistra e invece se vince Bersani il partito non dovrebbe spaccarsi a destra. Sinceramente non credo che nessuno dei dirigenti PD lascerebbe il partito ma molti elettori sicuramente sarebbero tentati dal votare per la continuazione delle politiche di Monti piuttosto che per una coalizione una cui parte sostanziale fa campagna elettorale dichiaratamente contro questo governo.
Marco Leonardi

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