La Nota Politica dei VentenniChe noia queste primarie del Pd: troppa ipocrisia e niente programmi!

In queste ore, in seno al Pd, sembra che la corsa all’impegno, forse più mediatico che convinto, a non presentare la propria ricandidatura stia di gran lunga soppiantando la confusa campagna per le...

In queste ore, in seno al Pd, sembra che la corsa all’impegno, forse più mediatico che convinto, a non presentare la propria ricandidatura stia di gran lunga soppiantando la confusa campagna per le primarie. Dopo l’annuncio dato da Walter Veltroni, ospite della trasmissione televisiva di Fabio Fazio, i big del partito sembrano gareggiare per sancire il proprio impegno a fare un passo indietro alle prossime elezioni politiche.

Dopo le esternazioni di Castagnetti e D’Ambrosio, che dicono conclusa la loro esperienza politica, è D’Alema a non convincere.
«La mia disposizione è a non candidarmi. Semmai posso candidarmi se il partito mi chiede di farlo», ha affermato l’ex presidente del Consiglio, a sostegno del quale si è già mossa L’Unità, pubblicando, come si legge sulle pagine del giornale, “oltre 700 amministratori locali del Pd, dirigenti politici, esponenti del mondo culturale e della società civile meridionale esprimono solidarietà a Massimo D’Alema («punto di riferimento» per una sfida di governo che parta dal Sud).”

Come se davvero volesse far credere di non contare nulla nel partito e che sia poco probabile una richiesta in tal senso.
Il dibattito sul rinnovamento generazionale del Partito Democratico, come di qualunque altra formazione, è questione seria e importante, che sta, al contempo, avvitando le primarie del centro-sinistra sulla pericolosa deriva dello scontro personalistico tra leader e aspiranti tali. Offrendo, così, la possibilità ai candidati, talvolta per colmare debolezze o scarsa chiarezza, di non concentrarsi sulla divulgazione dei punti programmatici. Tema ben più importante.

La radicalizzazione dello scontro politico, divenuto manicheo e ridottosi ad una lotta infantile tra rottamandi e rottamatori, anziani e giovani, permette ai candidati di non parlare di obiettivi, idee, e programmi, che rimangono sempre fumosi, troppo vaghi o poco chiari.
Primarie di scaramucce con gara a chi battibecca meglio e per primo. Questo sono diventate.

L’ipocrisia e il dileggio con cui il tema del rinnovo generazionale e del capitale umano viene affrontato, certo, non aiuta.
Nessuno crede che Massimo D’Alema, leader potente, che coagula dietro di sé un importante zoccolo duro di elettori e sostenitori di un certo peso, non venga ricandidato dal proprio partito.

Non venga a dire, infatti, il Presidente del Copasir, di aver mutato la sua disposizione a non ricandidarsi solo «per gli attacchi di Renzi e perché intenzionato a difendere la dignità di una storia». Dica, con più chiarezza, che offre ancora la sua disponibilità e il suo impegno perché ha delle idee ( e ci dica, come gli altri, quali), dei progetti, che ritiene più utili ed efficaci di quelli degli altri. Dimostri che si può essere innovativi e lungimiranti, proprio anche in virtù della pluridecennale esperienza. O metta la stessa a servizio e coltura di nuove leve. Non cooptate, magari.

Queste primarie gridate, ove minimo spazio hanno temi e programmi, hanno contribuito a far percepire il tema fondamentale del “capitale umano” unicamente come grimaldello di lotte intestine di potere. A danno degli elettori del Pd, i quali, sempre più confusi, vedono le primarie come il mitologico scontro tra “dinosauri” e “nuovi predatori”. Senza aver capito quale sia la visione programmatica di due mondi così inconciliabili.

Questa pseudo lotta tra “generazioni” ha già stufato tutti, soprattutto chi vuole davvero un rinnovamento nella classe dirigente. Parlate di programmi, non di battibecchi sterili e noiosi.

Anche perché nessuno si impegna per convincere gli elettori della bontà e dell’efficacia delle proprie idee. Che, elettori e non del Pd, aspettano di capire.

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Twitter: @enricoferrara1

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