Guardiamo al bicchiere siciliano mezzo pieno. Saltano agli occhi alcune cose. La prima è che la Sicilia è la seconda regione italiana che elegge un gay, come faceva giustamente notare ieri Massimiliano Gallo. Le uniche due regioni dirette da un gay sono meridionali. Forse si potrebbe rivedere la serie di luoghi comuni che raccontano il Mezzogiorno e la sua arretratezza civile. È un luogo di civiltà e di tolleranza. A questa prova spettiamo le evolute regioni del Nord.
La seconda è che vince un personaggio che nasce e cresce nella cosiddetta vecchia sinistra. Crocetta viene da lontano, ha combattuto battaglie generose, ha perso e ha vinto nella sua vita numerose volte, è sempre stato capace di rialzarsi e di guardare avanti. Forse non è vero che il bagaglio culturale che si porta appresso, e che rinnova, sia tutto da buttare. Il suo bagaglio è quello di tanti di noi la cui cultura si vuole rottamare. È una buona lezione per i nuovisti.
La terza è che l’asse moderati-progressisti vince sia sul populismo, di tutte le fogge, sia sul radicalismo. Se Sel e in particolare Fava avessero avuto maggiore generosità e minore protagonismo, forse oggi valuteremmo il risultato siciliano con maggiore attenzione.
Giustamente il mondo grillino festeggia. In due settimane Beppe Grillo ha portato a casa un risultato storico. Bisognerà analizzare la provenienza del suo voto non per diminuirne l’importanza ma per capire quel che sta accadendo. Se la sinistra tradizionale vince e sopravvive, allora il voto di Grillo viene da un’altra parte. Quella parte che ha sempre vinto e che è andata in soccorso del probabile vincitore. Forse tante lezioni sulla nuova politica e sull’antipolitica dovrebbero tenere conto che molti elettori cosiddetti nuovi sono sempre stati al governo e scappano di fronte alla debacle del loro mondo.
I movimenti politici vanno analizzati per i loro progetti ma anche per la loro composizione. Gli analisti dovrebbero dedicarsi a capire sulla base di queste coordinate che cosa è davvero il fenomeno politico che sta squassando la politica tradizionale. Resta il fatto indubitabile che ogni volta che si affaccia un fenomeno di rivolta antipolitica, da Berlusconi a Grillo, l’argine è costituito dal patrimonio elettorale della sinistra. Nel caso siciliano per la prima volta dopo la stagione degli Orlando, lo scettro torna nelle mani di un uomo che ha una biografia leggibilissima. Se Crocetta ha vinto in Sicilia, chi ha vinto a Roma? Non piacerà a molti ma ha vinto Bersani. Sua la decisione di appoggiare questo candidato singolare, suo il coraggio di imbarcarsi nell’alleanza con l’Udc malgrado accanto si stesse formando un raggruppamento radicale, da Di Pietro ai vendoliani, che poteva apparire minaccioso.
Ora tutti diranno che quel che conta è l’astensionismo, che quel che conta è il voto grillino. È tutto ero: ma quel che conta è anche che nel panorama confuso che si stava delineando il segretario del Pd ha tenuto ferma la bussola. Chiunque voglia analizzare con freddezza la situazione italiana, i rapporti di forza che si stanno delineando, anche le prospettive che potranno derivare dalla primarie, dovrà fare i conti con questi dati. C’è una sinistra che regge la botta e che riesce a dare una prospettiva. Se volete, scassatela, ma poi non lamentatevi se il mondo va da tutt’altra parte.