Opportune et importuneEffetto Vatileaks: il Papa toglie potere agli italiani e nomina sei nuovi cardinali stranieri

L'ombra di Vatileaks – percepito dagli episcopati di tutto il mondo come uno scandalo tipicamente e interamente italiano – s'allunga sul governo della Chiesa. Mercoledì, 24 ottobre, al termine dell...

L’ombra di Vatileaks – percepito dagli episcopati di tutto il mondo come uno scandalo tipicamente e interamente italiano – s’allunga sul governo della Chiesa. Mercoledì, 24 ottobre, al termine dell’udienza generale in Piazza San Pietro, Papa Benedetto XVI ha annunciato la creazione di sei nuovi cardinali, che si terrà alla vigilia della festa di Cristo Re, il prossimo 24 novembre. Tra i nuovi porporati non ci sono italiani ed europei, né curiali né residenziali. Si tratta di James Michael Harvey, Prefetto della Casa Pontificia (Stati Uniti); Bèchara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti (Libano); Baselios Cleemis Thottunkal, Arcivescovo Maggiore di Trivandrum dei Siro-Malankaresi (India); John Olorunfermi Onaiyekan, Arcivescovo di Abuja (Nigeria); Rubèn Salazar Gomez, Arcivescovo di Bogotà (Colombia); Luis Antonio Tagle, Arcivescovo di Manila (Filippine).

Dopo quello del febbraio scorso, questo è il secondo Concistoro del 2012. Una rarità assoluta. Ma le sorprese non finiscono qui. La netta correzione di rotta inaugurata da Ratzinger nel luglio scorso con le nomine ai vertici della Curia romana prosegue con un obiettivo preciso: limitare il potere degli italiani nei posti chiave della nomenclatura vaticana e nel collegio di cardinali chiamato, nel prossimo Conclave, a eleggere il successore di Benedetto XVI. Oggi i cardinali elettori sono 116, ai quali si aggiungono 89 porporati ultraottantenni. Tra gli elettori, 63 sono europei, 13 dell’America settentrionale, 20 dell’America Latina, 11 dell’Africa, 8 dell’Asia e 1 dell’Oceania. La nazione più rappresentata è l’Italia (29 elettori), seguita da Stati Uniti (10), Brasile e Germania (6).

Mugugni contro Bertone – “Il partito italiano avanza e conquista sempre più potere”, titolarono molti giornali all’indomani del Concistoro del febbraio scorso e di quello del novembre 2010. Una critica, non tanto velata, più che a Papa Ratzinger, al suo Segretario di Stato visto che molti a ricevere la berretta cardinalizia furono proprio curiali vicini a Tarcisio Bertone. I numeri, d’altra parte, lo dimostrano chiaramente: in quattro concistori Benedetto XVI ha creato 84 porporati, di cui 68 elettori. Tra questi ultimi gli italiani sono 21 (il 30,1 per cento) e i curiali 28 (il 41,2 per cento).

Ora il pontefice ha deciso di sparigliare le carte. Già in estate, d’altra parte, la tornata di nomine per gli incarichi nella Curia romana era stata all’insegna dell’internazionalizzazione: in tre casi, infatti, ecclesiastici italiani furono sostituiti da non italiani. L’arcivescovo africano Protase Rugambwa aveva presto il posto del lombardo Pierluigi Vacchelli come segretario aggiunto di Propaganda Fide. Il polacco Krzysztof J. Nykiel aveva sostituito il vescovo francescano conventuale italiano Gianfranco Girotti come reggente della penitenzieria apostolica. Il padre bianco spagnolo e grande esperto di islam Miguel Angel Ayuso Guixot era subentrato all’arcivescovo toscano, ed ex nunzio, Pierluigi Celata, come segretario del pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.

«Gli italiani? Li conosciamo…» – E Vatileaks che c’entra? Non è un mistero che agli occhi dei vescovi di tutto il mondo lo scandalo delle carte private del pontefice finite sui giornali sia stato percepito come uno scontro senza esclusione di colpi tra il Segretario di Stato Bertone e i suoi fedelissimi da una parte, e la vecchia scuola diplomatica dei cardinali Angelo Sodano, Attilio Nicora, Giovanni Battista Re e Agostino Cacciavillan dall’altra. Tanto che nell’aprile scorso, mentre era a pranzo insieme con alcuni cardinali per festeggiare il suo compleanno, il Papa si sarebbe lasciato scappare: «Gli italiani, conosciamo gli italiani. Perché disturbare il Papa con queste cose di italiani?». E un porporato di lungo corso aveva confidato nel maggio scorso al Foglio: «I cardinali statunitensi lottano tutti i giorni contro Barack Obama sui temi della libertà religiosa, del diritto alla vita e su altre tematiche capitali, mentre in Vaticano gli italiani si fanno la guerra tra di loro. E questa guerra fa male a tutta la chiesa». Senza dimenticare che nelle pieghe del processo al Corvo, l’ex maggiordomo Paolo Gabriele, giudicato colpevole di furto aggravato, sono comparsi i nomi di due cardinali italiani, Angelo Comastri e Paolo Sardi, citati nel dibattimento dallo stesso Gabriele che ha dichiarato di aver parlato con loro e di esserne stato «suggestionato».

Con questo nuovo Concistoro, in sostanza, il Papa lancia due messaggi chiari: il prossimo Conclave non dovrà essere una guerra tra italiani e il tempo di Tarcisio Bertone al vertice della Segreteria di Stato sta, forse, inesorabilmente per scadere.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club