Mercato e LibertàFrancesco Mastrogiovanni: quando la realtà è più agghiacciante degli incubi

In Italia nel XXI secolo può capitare di essere internati in un ospedale, essere legati a letto per oltre 80 ore senza né cibo, né acqua, né cure, e morire per le piaghe da decubito o per disidrata...

In Italia nel XXI secolo può capitare di essere internati in un ospedale, essere legati a letto per oltre 80 ore senza né cibo, né acqua, né cure, e morire per le piaghe da decubito o per disidratazione (la causa effettiva è ancora da chiarire), senza poter ricevere le visite dei familiari.

Queste cose non sono capitate in un gulag di Stalin negli anni ’30, o in un lager nazista degli anni ’40. Queste cose sono avvenute in Italia, il 3 e il 4 Agosto del 2009. E tra qualche settimana si dovrebbe avere il verdetto del processo di primo grado.

Una storia che avrebbe potuto finire nel dimenticatoio, se ai funerali non si fossero scoperte le profonde ferite alle braccia e alle gambe prodotte dai tentativi di divincolarsi nei quattro giorni passati legato a letto, e se non si fosse preso prontamente in custodia il video.

Una storia che può ancora finire nel dimenticatoio, se giustizia, nonostante le prove schiaccianti, non verrà fatta. E per come (non) funziona la giustizia italiana, è più che lecito temere il peggio, soprattutto quando il PM che dovrebbe accusare gli assassini è lo stesso che in passato è stato accusatore della vittima (a giudicare dalle poche righe dell’Espresso, per motivi difficilmente comprensibili, come “contestare una multa”, anche se Il Fatto fornisce più dettagli e parla di “oltraggio ai Carabinieri”).

E il PM ha fatto cadere le accuse più gravi, chiedendo pene di entità bassissima, cosa che fa temere che di giustizia ne vedremo poca. Il 30 Ottobre vedremo che succederà.

In un paese qualunquisticamente forcaiolo come l’Italia, è di norma preferibile non dare addosso agli imputati per indignazione morale, né dare per scontate prove che magari si scoprono infondate: già ne abbiamo troppo poco, di stato di diritto, anche e soprattutto per colpa della grettezza morale di un’opinione pubblica emotiva e rancorosa che non ha idea di cosa possano essere la presunzione di innocenza o le garanzie processuali, e si diverte a vedere gli imputati in catene, o suicidi in carcere in attesa di giudizio e sputtanati dalla stampa forcaiola, come i Romani si divertivano a vedere gli schiavi mangiati dalle tigri. Un paese così meschinamente sadico che è ovvio che non possa né capire né meritare i Radicali.

Con prove così schiaccianti, gli unici dubbi possibili sono sull’affidabilità della giustizia penale italiana: il rischio è che un omicidio con modalità assimilabili alla tortura, che molte persone per commissione o per omissione hanno reso possibile, venga trasformato in una tragica ma casuale fatalità. Una fatalità che potrebbe capitare a chiunque, a voi o ad un vostro parente. Perché legare a letto una persona per quattro giorni finché non muore, in un paese che ha la presunzione di ritenersi parte del mondo civile, tra qualche settimana potrebbe iniziare ad essere considerato un semplice omicidio colposo.

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Pietro Monsurrò

@pietrom79

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