Nei giorni che precedono il parto – con o senza ritardo, fino all’ultimo non si sa mai – sconsiglio vivamente di compiere acquisti. Non solo perché di tutine e abitini, a quanto dicono, ve ne regaleranno stock di mezza dozzina e non avrete nemmeno il tempo di usarli tutti. Ma perché la famosa svolta ormonale, quella che abbassa il progesterone per alzare i livelli di ossitocina e prolattina (e dare il via libera al latte!), potrebbe cominciare a mostrare i propri effetti.
Oggi, ad esempio, ho pianto da Chicco e persino dentro la libreria Arion. Nel primo caso ci poteva stare, dovevo comperare un paio di cappellini da neonati data la svolta al ribasso delle temperature romane (non ci sarà Sandy, ma fa un freddo!). Ma l’attacco di malinconia ormonale in libreria è stato assai più imbarazzante.
Tutto perché finisco, per sbaglio, nella sezione “Bambini e puerperio” mentre sto cercando le Lezioni Americane di Italo Calvino. Va bene il marketing e pure la logistica, ma perché le librerie sono diventate labirintiche come le corsie di un supermercato?
Ripiano dopo ripiano, penso ancora di essere nell’area “Narrativa tascabile” quando mi imbatto in titoli come L’avventura di crescere, La mamma è sempre la mamma, Nuovi papà… bravi papà. E prima che possa rendermene conto sono incagliata allo scaffale dei “Primi diari”. Apriti cielo. Anzi, apriti dotti lacrimali.
Io adoro il diario che mia madre scrisse quando ero piccola. Quello con la prima foto, che ricorda la data del primo bagnetto, con la pagina dove i tuoi hanno incollato il primo ciuffo di capelli che ti hanno tagliato. Non aspettavo altro che acquistarne uno nuovo per le bebè, ma fino ad oggi non mi sembrava mai fosse il momento giusto.
Poi stamattina, lì all’Arion nel centro commerciale, scavalcati i manuali di Raffaele Morelli, eccolo lì, su uno scaffale in alto ma non troppo in alto per me.
Copertina rigida beige con fiorellini stilizzati color crema. Dal dorso, a righe marroni e verdi, parte un ramoscello con cinque foglioline su cui poggiano due gufetti e un pulcino. Loro guardano lui, lui guarda loro. Sessantotto pagine per foto e aneddoti decorati dalle illustrazioni di Lorena Siminovich (che ho scoperto essere una famosa disegnatrice newyorchese).
Prima di aprirlo ho già gli occhi gonfi. A pagina tre – dal titolo “Come si sono incontrati mamma e papà” – ecco due lacrimoni pronti a scendere. Poi il colpo finale: a pagina 7, per la sezione “Cosa mamma sogna per me”. Tac, gocciolone sulla guancia.
È lui. L’ho riconosciuto più facilmente del mio abito da sposa. Ora, con gli occhi gonfi, non leggo proprio bene la quarta di copertina ma sono sicura: questo è il diario che devo comprare.
In preda a un momento di gioiosa malinconia, prima che arrivi il commesso a soffiarmi il naso, do comunque un rapido sguardo alle altre opzioni in vendita. C’è quello in versione Divina Commedia (“Per annotare i traguardi dei primi sei anni di vita del bambino”), quello in stile Rolling Stones (con tanto di CD…di ninne nanne), quello “cianfrusaglia”, che regala un peluche da neonato. No, non ho dubbi: scelgo la famiglia di gufetti.
Sulle punte dei piedi allungo il braccio per prendere dallo scaffale una copia incellophanata. È l’ultima (che fortuna!). Poi tiro su col naso, abbasso lo sguardo e un po’ di corsa abbandono la sezione “Puericultura” a favore di una meno impegnativa “Cucina”.
Tra gli stampi da forno per i muffin – ma perché ora si vendono in libreria? – e i ricettari da cocktail mi sento più tranquilla. C’è anche un libro sulla Nutella ma senza barattolo (che sarebbe stato più gradito delle formine per muffin), il che mi consente di superarlo con facilità per dirigermi finalmente verso la cassa.
Pago, e i gufi sono miei.
Passato lo scoglio dell’acquisto, il diario ora è qui vicino a me, sulla scrivania. Ancora nel cellophane, mentre mi chiedo – dopo il momento giusto per comprarlo – quando sarà il momento giusto per cominciare a scriverlo e a raccogliere le foto.
Forse più tardi. Per scartarlo, ho pensato, aspetterò che torni a casa Mr P. Così lo faremo insieme. Insieme sarà più facile.