LegalcommunityI rapporti fra Banco Ambrosiano e Eni a fine anni ’70

di Stefano Martirazzo* Traendo spunto dal commento di Carlo Calvi dello scorso 27 settembre (http://www.legalcommunity.it/il-banco-ambrosiano-e-i-depositi-back-back), sui depositi "back to back" ho...

di Stefano Martirazzo* Traendo spunto dal commento di Carlo Calvi dello scorso 27 settembre (http://www.legalcommunity.it/il-banco-ambrosiano-e-i-depositi-back-back), sui depositi “back to back” ho pensato di approfondire i legami tra il Gruppo ENI e il Gruppo Ambrosiano sul finire degli anni ’70. Il Banco Ambrosiano operava all’estero tramite la sub-holding lussemburghese Banco Ambrosiano Holding S.A. (o BAH), ed è stata certamente questa entità finanziaria a giocare un ruolo chiave nel produrre la voragine nei conti del gruppo, soprattutto a partire dal 1978. Nel portafoglio di BAH erano concentrate tutte le partecipazioni estere ed in particolare i pacchetti di controllo di banche e società finanziarie quali: la Cisalpine Overseas Bank Ltd (65,5%) trasformata il 1° luglio 1980 nel Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau – Bahamas (o BAOL), la Banca del Gottardo (45%), l’Ambrosiano Group Banco Commercial S.A. di Managua (o AGBC, 100%), il Banco Ambrosiano Andino di Lima (o BAA, 96%), la Ultrafin International Co. di New York (100%) e le rispettive controllate e collegate. Il consiglio di amministrazione di BAH era diretta espressione del vertice dell’Ambrosiano e l’intera gestione operativa era svolta presso la sede di Milano. Ma la holding lussemburghese non gestiva solamente le partecipazioni, bensì raccoglieva fondi anche da soggetti terzi, configurandosi in tal modo come strumento per potenziare l’approvvigionamento di risorse finanziarie sul mercato internazionale. La gran parte dei fondi raccolti era trasferita alle controllate AGBC e BAA mediante la sottoscrizione di aumenti di capitale ovvero concedendo finanziamenti diretti. Tuttavia è un’ulteriore attività ad aver esposto il Banco Ambrosiano Holding e, conseguentemente, l’intero Gruppo Ambrosiano, a rischi elevatissimi: l’emissione delle letters of comfort rilasciate da BAH a favore di soggetti terzi nell’interesse delle sue controllate, in modo particolare di BAA. Ai liquidatori del Banco è apparso subito chiaro che questa tipologia di patrocinio non era né elemento marginale né casuale bensì era la naturale conseguenza di una politica aziendale che prevedeva essere la holding lussemburghese e non il Banco Ambrosiano di Milano, a rilasciare le garanzie. La seguente Tabella mette in evidenza i principali finanziatori del Banco Ambrosiano Holding S.A. distinguendo tra Banco Ambrosiano S.p.A., altre società del Gruppo ed entità terze. Anno 1978* 1979* 1980* 1981** 1982** Banco Ambrosiano S.p.A. – trasferimenti diretti – depositi “back to back” Totale B. Ambrosiano (a) 21,9 – 21,9 19,4 – 19,4 1,8 – 1,8 2,0 – 2,0 – 34,8 34,8 Altre società del Gruppo (b) 15,7 41,0 9,5 3,7 317,9 “Soggetti terzi” (c) 390,8 560,5 780,5 915,5 893,5 TOTALE [(a) + (b) + (c)] 428,4 620,9 791,8 921,2 1.246,2 * 31 dicembre ** 30 giugno Ad una prima analisi, si osserva che i finanziamenti erogati dalla capogruppo, Banco Ambrosiano S.p.A., e delle altre società del Gruppo, avevano assunto un peso rilevante solo nell’ultimo periodo esaminato, ed erano finalizzati da un lato a compensare una più ridotta capacità di raccolta da soggetti terzi e dall’altro a tamponare l’impressionante deficit di liquidità creatosi in capo alle controllate AGBC e BAA. Tra il 1978 e il 1982 la massa di fondi più sostanziosa è stata raccolta tra soggetti indipendenti dal gruppo Banco Ambrosiano. Solo nel 1981 si è determinata una più ridotta capacità di raccolta rispetto al 1980 (-2,4%) come conseguenza della perdita di fiducia in seguito alla carcerazione del Presidente Roberto Calvi, avvenuta il 20 maggio 1981, seguita alle indagini sui presunti reati di esportazione illecita di valuta (tornerò sull’argomento con un post specifico). Tra i principali finanziatori terzi di BAH (Sindacato delle Banche Svizzere, Sindacato Internazionale delle Banche, Midland Bank France di Parigi e National Westminster Bank di Londra) va citata la Banca Nazionale del Lavoro filiale di Londra e Curaçao e due società offshore appartenenti al gruppo ENI: la Tradinvest Bank & Trust Co. of Nassau Ltd – Bahamas e la Hydrocarbons Bank Ltd – Cayman Islands. Con riferimento a queste entità, a pag. 136 della VIa Relazione dei Commissari Liquidatori si legge: “Trattasi di società “amiche”, in relazione alla comune appartenenza alla P2, di Calvi e di alcuni esponenti di rilievo della Banca Nazionale del Lavoro e dell’ENI. Queste informazioni sono state tratte dalla “Relazione Parlamentare d’Inchiesta sulla Loggia Massonica P2” (…)”. A capo della Direzione Finanza di ENI, alla fine degli anni ’70, sedeva Florio Fiorini e alla Presidenza Leonardo di Donna. Nello stesso periodo lo svizzero Pierre Siegenthaler era al tempo stesso Amministratore del Banco Ambrosiano Overseas Limited di Nassau e consigliere d’amministrazione della Tradinvest Bank & Trust Co. of Nassau Limited (società controllata dalla Hydrocarbons International Holding Co. di Zurigo, quest’ultima appartenente all’olandese ENI International Holding BV, la quale a sua volta era posseduta da ENI Italia). Non posso fare a meno di formulare un breve commento. La catena societaria Italia-Olanda-Svizzera-Bahamas (o, come terminale, Cayman Islands, Hong Kong, Panama, British Virgin Islands, Aruba…), fino a qualche anno fa permetteva di sfruttare le diverse composizioni delle “black-list” vigenti nei vari Paesi europei al fine di avere accesso alle piazze finanziarie offshore. Oggigiorno si utilizzano altri e ben più sofisticati strumenti, il più noto dei quali è il trust nelle sue numerose varianti. L’obiettivo resta però quello di celare il beneficiario economico finale delle operazioni poste in essere. Prima o poi sarà necessario affrontare anche questo argomento. Come detto, l’arresto di Roberto Calvi determinò sfiducia nei confronti dell’Ambrosiano e anche le entità considerate “amiche” iniziarono a richiedere lo smobilizzo i propri impieghi. Nel primo semestre del 1982 dunque, il Banco dovette in qualche modo intervenire per sostenere la raccolta della sua sub-holding disponendo varie operazioni anomale, i depositi “back to back”, grazie alle quali le banche intermediarie Al Saudi Banque di Parigi, AP Bank di Londra e Banque Luis Dreyfus di Parigi, fecero arrivare in Lussemburgo circa 34,8 milioni di franchi svizzeri in pochi mesi. A supporto di quanto descritto, sono in grado di pubblicare alcuni documenti che dimostrano come le citate società appartenenti al gruppo ENI abbiano erogato fondi tra il 1978 e il 1979 non solo a favore di BAH (per un importo pari a USD 85 milioni e a Fr. Sv. 100 milioni) ma anche direttamente a BAOL (Bahamas) per USD 25 milioni e a AGBC (Managua) per USD 12,5 milioni. In base a tale documentazione, ENI, per il tramite le sue consociate estere, ha finanziato estero su estero le consociate offshore dal Banco Ambrosiano, per un importo complessivamente pari a circa USD 183 milioni. La quasi totalità di tali somme sarebbe stata rimborsata tra il 1980 e il 1984. Epilogo: In base a notizie reperite su fonti pubbliche, Pierre Siegenthaler non ha potuto testimoniare nei processi italiani sul dissesto del Banco Ambrosiano in quanto deceduto prematuramente, vittima di un incidente di montagna. Dopo i fatti descritti, Florio Fiorini fu indagato dal pool mani pulite. Nel corso degli interrogatori descrisse come tramite certe operazione su cambi si riuscivano a creare fondi neri a vantaggio dei più autorevoli partiti politici dell’epoca. Questi fondi, unitamente ad altri, alimentarono il famoso “conto protezione” costituito nei primi anni ’80. Successivamente a Leonardo Di Donna, alla guida di ENI arrivò il prof. Franco Reviglio, poi divenuto Ministro delle Finanze e anch’esso inquisito in seguito alle inchieste di “tangentopoli” per sospette tangenti pagate al PSI (fu poi prosciolto da ogni accusa). Al posto di Reviglio in ENI arrivò Gabriele Cagliari. Sono gli anni della “madre di tutte le tangenti”, di Sergio Cusani, di Raul Gardini, di Carlo Sama, del finanziare Pacini Battaglia, di Gianni dall’Orto e Giuseppe Garofano. Dei forzieri Karfinco… Anni altrettanto tragici. Ma questa è un’altra storia. *fraud auditor

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