Eta Beta è quel personaggio, creato da Walt Disney, che oltre a non proiettare la propria ombra, dorme stando in equilibrio sui pomoli dei letti o sulle stalagmiti, è completamente privo di scheletro ed è allergico al denaro. Questa dell’allergia al denaro come il piccolo gonnellino nero, che si scoprirà contenere una gran quantità di oggetti, sono il motivo per cui mi è venuto in mente l’omino del futuro leggendo il Corriere della Sera oggi.
Il quotidiano milanese, dopo aver scatenato con un piccolo box un dibattito surreale con al centro la modalità di gestione dei fondi internazionali (comprese banche ed assicurazioni italiane tra l’altro) in cui il retro pensiero era – sembra di capire – lo sbigottimento morale visto che non può essere legale, su come mai i gestori non fossero localizzati a Cormano, Bettola o Castellabate e quindi sottoposti alla giustizia italiana nota – a livello mondiale – per celerità, affibabilità e facile leggibilità in inglese.
Per fortuna è il passato perchè, come dicevamo, il Corriere della Sera è come Eta Beta e oggi tira fuori dalle tasche un corsivo di Salvatore Bragantini sul rapporto tra fondazioni bancarie e politica. Tema fondamentale perchè il controllo del sistema bancario, specie in Italia, è un tema complesso e delicato che si inserisce nel centrale rapporto tra politica, selezione della classe dirigente e controllo (anche dell’informazione e non ci sfugge la delicatezza del punto).
Vogliamo cambiare questo paese? Apriamo un dibattito serio ed aperto sulla governance delle banche e delle fondazioni bancarie. Abbiamo bisogno, anche in questo campo, di regole chiare e condivise. Solo con quelle usciremo dalla crisi dello spread perchè la finanza e quindi gli investimenti che stanno alla larga da questo paese sono la conseguenza, non la causa dei mali italiani. Le persone (spesso di grande qualità e tradizione) ai vertici di queste istituzioni lo sanno benissimo. Indichino una via.
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