Di nuovo su un treno AV. Di nuovo con Trenitalia, dopo una parentesi con Italo l’estate scorsa (chi viaggia con l’Alta Velocità in direzione Roma-Milano e viceversa, come succede alla sottoscritta, è molto contento di avere finalmente un concorrente reale che permette di scegliere il viaggio più economico. Stavolta è toccato a Mamma Trenitalia, la prossima volta chissà).
Di nuovo l’ennesimo episodio di maleducazione umana, di quelli privi di conseguenze ma che ti avvelenano l’atttesa della partenza.
Carrozza semivuota, Arrivo al mio posto. Lo trovo già occupato.Faccio presente che il posto è il mio (dispongo del 7B, adesso Trenitalia numera i posti con A, B, C, D). La signora però vorrebbe viaggiare seduta in direzione di marcia. Non ho problemi. Chiedo il numero del posto.
E a questo punto, sì, sorge il problema. Perché la signora non sembra ricordare molto bene quale sia il numero del suo posto, e mi risponde che tanto uno vale l’altro.
Bisogna sapere, se non fosse abbastanza chiaro, che i viaggi in treno e il contatto con gli altri esseri umani mi ha resa estremamente pedante. Per me un posto vuoto non vale l’altro, perché ci potrebbe essere qualcuno ad averlo prenotato. E una delle situazioni più antipatiche in cui ci si possa trovare coinvolti è proprio doversi ritrovare a discutere per il posto che ci è stato assegnato e che abbiamo regolarmente pagato. Per cui, se faccio la cortesia di scambiare il mio posto con qualcuno, non è che il posto che prendo in cambio vale un altro.
La signora non sembra capire quale sia il mio problema, evidentemente è abituata a fare un po’ come le pare. Così divento antipatica e chiedo a bruciapelo “qual è il suo numero di posto?”
Solo quando alzo leggermente la voce si decide a controllare sul cellulare. Ha l’8C. Che si trova nella fila di fronte. Però lei non lo ha visto (leggi: nonaveva voglia di cercarlo e si è presa il primo che ha trovato).
Invece di dirle di tenersi il suo posto e lasciarmi il mio, come sarebbe logico, a questo punto (mia ziadirebbe “va a fa’ bene all’asini”), mi accomodo all’8C.
Passa una mezz’ora abbondante di viaggio. Un passeggero munito di portatile si avvicina al posto della signora, che è andata, probabilmente, alla carrozza ristorante (poco prima l’ho sentita chiedere quando avrebbe aperto). Chiede se è libero.
Una ragazza di fronte risponde che non c’è nessuno (peccato che ci sia tanto di borsa lasciata sul sedile vuoto di fianco. Sì, lo so, è la fiera della maleducazione e del menefreghismo).
Faccio notare che in realtà il posto è occupato da un’altra persona.
La risposta, ancora una volta, è “tanto è lo stesso, ci sono un sacco di posti liberi”. Peccato che se io mi assentassi dal mio posto pagato per un qualunque motivo e al ritorno lo trovassi occupato troverei parecchio da ridire.
Sorge spontanea una domanda: ma a questa gente, chi ha insegnato l’educazione?
La Viaggiatrice Julka