La Nota Politica dei VentenniPrimarie Pd: “Quelle regole rimarranno una macchia su chi le ha scritte”

I renziani non hanno esitato a definirle “una porcata” e in fondo, lontano dagli insulti e dalla bagarre elettorale, ad un occhio meno parziale, queste regole per le primarie del Pd un po’ macchino...

I renziani non hanno esitato a definirle “una porcata” e in fondo, lontano dagli insulti e dalla bagarre elettorale, ad un occhio meno parziale, queste regole per le primarie del Pd un po’ macchinose lo devono essere sembrate.

Più che inclusive, appaiono scandite da passaggi procedurali che, ben lungi dalla necessaria selezione dell’elettorato attivo per evitare l’ingerenza e l’intromissione di “truppe cammellate”, finiscono per confondere i meno attenti. Escludere e dissuadere i cittadini desiderosi di esprimersi.

Riuscendo, per i più maliziosi, nell’impresa, di rendere se non difficile, almeno più problematica, la partecipazione.
Perché a dire il vero più articolata e complessa, lo è davvero. Sicuramente di più delle primarie del 2007 e del 2009, in cui non erano previste limitazioni e scansioni procedurali così nette.

Così, invece di garantire trasparenza e selezione, si corre il rischio di indispettire l’elettore di centro-sinistra, che, già perplesso e annoiato dallo scontro personalistico e dal dibattito sul rinnovamento che percepisce come lotta intestina di potere, non ha neanche ben chiari i programmi dei competitori.

E’ previsto, infatti – come recita il punto 3.3 del regolamento – che per “esercitare il diritto di voto il/la cittadino/a deve sottoscrivere il pubblico Appello di sostegno alla Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi scriversi all’Albo delle elettrici e degli elettori, a partire dal ventunesimo giorno precedente il 3giorno delle elezioni – ossia dal 4 al 25 novembre 2012 – nelle sedi stabilite dal Coordinamento provinciale, versando a copertura delle spese organizzative un contributo di almeno due euro”.

Un’incombenza onerosa, quella della preventiva registrazione, per i tanti cittadini elettori, che a fatica troveranno il tempo di recarsi nelle sedi non ancora precisate né individuate dal Coordinamento Provinciale. Forse, sarebbe stato più agevole e facilitante prevedere la possibilità di espletare le formalità richieste direttamente il giorno della prima votazione e in sede di seggio. E lì versare il contributo.
Come d’altronde fu previsto per le primarie autunnali del 2007, quando anche il sottoscritto, due euro alla mano, si mise in fila al gazebo del Pd per votare.
Questa volta no, prima è necessario sottoscrivere e pagare e poi, il giorno delle votazioni, barrare.

Altra discrasia rispetto alle precedenti regole consolidate riguarda l’ampiezza dell’elettorato attivo: prevedendo come soglia minima per votare la maggiore età, si lasciano fuori migliaia di giovani adolescenti, che avrebbero voluto partecipare. Come fecero a partire dal 2007, quando il limite d’età previsto era di 16 anni. Non sarà mica per paura delle nuove leve che potrebbero farsi abbagliare dalla ‘giovanecrazia’ di Renzi, a scapito della conservazione? No, certamente no.

Altra nota dolente, la sede di votazione.
Il punto 3.6 prevede che “ogni elettore può votare solo nel seggio che include la propria sezione elettorale esprimendo un’unica preferenza in corrispondenza del candidato prescelto”.
Correttivo parziale è costituito dal successivo sotto-punto 8, che sottolinea, per garantire la partecipazione degli elettori, per varie ragioni, fuori sede, come “ Il Coordinamento nazionale adotta delibere attuative relative al voto degli italiani all’estero, degli studenti e dei lavoratori domiciliati fuori dalla regione di residenza, nonché ai seggi speciali.
Il verbo al presente dovrebbe essere sostituito dal futuro semplice ‘ adotterà ’, perché ancora le modalità di voto in deroga, per i fuori sede, non sono state esplicitate.

Ancora una volta: non era meglio chiarirle sin da subito, magari mutuando e modellando le regole previste per le primarie milanesi del 2011? In quell’occasione fu concesso di votare anche ai soli domiciliati e non residenti, inviando un fax alla sede meneghina del Pd.
Ebbene, una modalità simile, concedendo di votare in luogo diverso dalla propria sezione, non era opportuno prevederla chiaramente e sin dal principio? Si eviterebbe il pendolarismo costoso degli interessati, che magari si sono già organizzati, e lo scoraggiamento degli impossibilitati a tornare.

L’ultimo nodo, che non verrà più sciolto, concerne l’eventuale secondo turno: ballottaggio che – recita il punto 14.1 – verrà celebrato il 2 dicembre 2012 “qualora nessuno dei candidati abbia raggiunto il cinquanta per cento più uno dei voti validi, fra i più votati al primo turno”.

Ad esso sono ammessi solo coloro che si saranno iscritti per tempo nell’aulico ‘Albo degli elettori del centro-sinistra’ entro e non oltre il termine perentorio del 25 novembre. Scadenza, che, a ben vedere, tanto definitiva non è. Perché, come a scuola, si è ammessi alla giustificazione.
Non più dei genitori, ma, bensì, una sorta di “autocertificazione” non supportata da alcunchè. Infatti, il punto 14.4 ammette alla votazione anche coloro che “dichiarino di essersi trovati impossibilitati per cause indipendenti dalla loro volontà, a registrarsi all’Albo degli elettori entro la data del 25 novembre, e che, in due giorni compresi tra il 27/11 e il 01/12, stabiliti con delibera dal Coordinamento nazionale, sottoscrivano l’Appello pubblico in sostegno della Coalizione di centro sinistra “Italia Bene Comune” e quindi si iscrivano all’Albo degli elettori.

In merito, si potrebbero sollevare due questioni: la prima, circa la genuinità della dichiarazione. Non avendo previsto la necessità di documenti giustificativi, ma la semplice dichiarazione dell’interessato, nessuno può assicurare né verificare la bontà e la veridicità dell’impedimento. Così che chiunque che non avesse avuto voglia di andare a votare al primo turno o che, in effetti, non avesse potuto, potrebbe agevolmente rimediare al secondo.
Venendo meno la garanzia di certezza e trasparenza del rimedio, viene meno l’utilità della previsione dello stesso.
In seconda battuta, essendo necessaria una delibera del coordinamento Nazionale, che espliciterà le modalità per l’ammissione alla votazione al ballottaggio per chi ha saltato il primo turno, chiarezza ancoara non v’è. Innanzitutto perché la delibera non è stata ancora adottate ed è certo che prevederà gli adempimenti iniziali (sottoscrizione dell’appello e iscrizione all’albo), ancora una volta separati temporalmente e fisicamente dall’operazione di voto. In questo caso, i giorni a disposizione saranno 5. Circostanza che non renderà agevole il rimedio procedurale.

Primarie di procedure e cavilli, insomma, da cui traspare la volontà di arginare e limitare l’avanzata del nemico. Che si ha l’impressione sfonderà lo stesso.