Questo post completa la prima parte (http://www.linkiesta.it/blogs/cronache-indocinesi/semplicemente-siam-prima-parte) e attraverso l’esposizione del Museum of Siam ci conduce dall’era di Suvarnabhumi alla Thailandia attuale.
Un contesto multietnico. Le popolazioni che abitavano Suvarnabhumi parlavano lingue diverse che possono essere raggruppate in cinque gruppi: Mon-Khmer, Maleo-Polinesiache, Thai-Lao, Sino-Tibetane e Hmong-Yao
L’emergere delle città stato. Con l’incrementarsi dei commerci alcune città iniziarono a crescere fino a diventare delle vere e proprie città stato. Tale processo ebbe un ulteriore spinta con il fiorire del commercio da parte dei mercanti cinesi dopo il X secolo. Comparverò così sulla scena dell’Asia sudorientale i centri di Sukhotai, Lan Xang, Lanna, Si Khotrabun, Nakhon Si Thammarat, Pattani, Lavo e Suphanaphum che i cinesi chiamavano Siam (da cui il futuro nome del Regno).
L’era di Ayutthaya. Nel 1350 Lavo e Suphanaphum si unirono tramite un’alleanza matrimoniale e diedero vita ad un’unica polity che progressivamente espanse la sua influenza sulle altre città-stato. Dopo varie lotte di potere Re Nakharin di Suphanaphum prese il controllo della città e fondò il Regno del Siam. La città visse un notevole sviluppo umano ed architettonico e giunse ad avere oltre 200 mila abitanti. Un muro di cinta lungo 12 km con 22 bastioni e 99 ingressi al cui interno fiorirono circa 300 templi difendeva la città.
Perché la guerra? Nel 1767 Ayutthaya dovette cedere all’attacco del Re di Ava (la capitale birmana) che la rase letteralmente al suolo. Quali erano le motivazioni dietro alla guerra: non tanto il dominio territoriale, quanto il prestigio personale dei sovrani e il controllo delle risorse. Le guerre siamesi-birmane sono quindi interpretate esplicitamente tramite una pannello come “lo sport dei Re”.
Ma quali erano i confini del Siam? Dopo la sconfitta militare i sovrani siamesi si spostarono verso sud-est e scelsero come nuova capitale Thonburi nel bacino del fiume Chao Phraya per poi spostarla sull’altra sponda del fiume dove oggi sorge Bangkok. Numerosi cinesi si stabilirono nella nuova capitale favorendone lo sviluppo economico ed assicurandosi una forte influenza sin da subito. L’esigenza di tracciare dei confini precisi non venne dai sovrani siamesi, ma dai nuovi arrivati: gli europei. Alla mappatura corrispose la riduzione delle autonomie concesse fino ad allora alle zone periferiche e l’adozione di confini precisi aprì la strada verso un’identità nazionale siamese.
L’unico stato non colonizzato del Sudest asiatico. I francesi da est e gli inglesi da ovest misero in serio pericolo il perdurare dell’indipendenza siamese. Ed è interessante apprezzare testualmente la percezione che si ha oggi in Thailandia di quel periodo storico.
The colonial powers were greedy for wealth and strategic controls, but their excuse was that they were bringing “civilization” to “backward and benighted peoples”. Siam was ready to change and capable of meeting the West on equal terms.
Il rapporto non fu davvero paritario e il Siam fu costretto a scendere a compromessi sotto forma di concessioni, ma i Re siamesi diedero prova di grandi abilità diplomatiche e seppero difendere la propria indipendenza. L’incontro inevitabile con l’Occidente ha però stravolto l’essenza dell’antico Siam: le strade sono diventate più importanti delle vie d’acqua, le scienze delle tradizioni e le ostilità con i vicini hanno perso rilevanza. Infine, nel 1932, la monarchia assoluta ha lasciato il posto ad una di tipo costituzionale.
Link utili
Sito ufficiale del museo in thailandese: http://www.museumsiam.com/museumsiam/
Pagina Facebook (in inglese): https://www.facebook.com/museumsiamfan
Museum of Siam Project: http://www.museumofsiamproject.com/