La Nota Politica dei VentenniSicilia al voto: Se questa è una rivoluzione

Purtroppo, alla fine dei conti, si è costretti ad ammettere che il voto in Sicilia ha ben poco di rivoluzionario. L’hanno inseguita e promessa tutti, la rivoluzione, ma nessuno aveva, per la specif...

Purtroppo, alla fine dei conti, si è costretti ad ammettere che il voto in Sicilia ha ben poco di rivoluzionario. L’hanno inseguita e promessa tutti, la rivoluzione, ma nessuno aveva, per la specificità culturale, storica e politica della regione, le credenziali né le carte per mantenere la promessa.
In una Sicilia sotto le macerie politiche e morali di una legislatura tremenda, di cui si conoscono i correi, appare, pertanto, ancora più incredibile che il candidato dell’asse Pd-Udc, Rosario Crocetta, esulti, gridando il compimento di una rivoluzione. Quale mai?

Fino a ieri, Pd e Udc, ben saldi nel ribaltonismo isolano, hanno contribuito a mantenere in vita la maggioranza di Raffaele Lombardo, senza apparente contestazione né reprimenda. Oggi, si presentano a queste elezioni come i paladini e gli artefici di un cambiamento, che non è mai avvenuto. Anzi, la continuità politica – speriamo non quella amministrativa – appare davvero lampante. Sicuramente, al di fuori di ogni ombra di dubbio. Ha vinto la solita Sicilia, quella degli apparati, dei giochi e degli accordi di Palazzo, delle clientele.

Hanno vinto i poteri forti della regione: quelli che, appoggiando Lombardo e il suo malcostume, una volta costretti alle dimissioni dal Presidente del Consiglio Monti, sono di nuovo in sella al comando. Per non garantire alcuna soluzione di discontinuità.

E la regia occulta di Lombardo la si vede ancora in questa vittoria dell’asse Pd-Udc. Gianfranco Miccichè, sostenuto dal Mpa dell’ex presidente uscente, è riuscito nell’impresa di far crollare e perdere Nello Musumeci, candidato del Popolo della Libertà, uomo de La Destra, forse l’unico estraneo alle tradizionali logiche di apparato e di nomenclatura.

Non ha vinto la Sicilia né tanto meno i siciliani, “schifiati” da una politica affaristica, cialtrona, impegnata solo in ruberie. Ha prevalso, invece, una collaudata continuità politica, che di certo ha contribuito a gettare la regione nella condizione drammatica in cui versa.

Sarà lungo il cammino perché il popolo siciliano si possa emancipare dalla propria storia: lento e tortuoso come le operazioni di scrutinio, che, tirate volutamente per le lunghe, rischiano, se terminate oltre la mezzanotte, di far scattare lo straordinario per i componenti delle commissioni di spoglio.

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