S’io fossi foco arderei il governo Monti. Ecco: ora l’ho detto, a costo di essere impopolare.
Quando un anno fa entrò in scena il bocconiano Monti, vestito di un aplomb tecnico e sobrio che tanto entusiasmò gli italiani, tutti speravamo che quel Cincinnato chiamato ad affrontare l’emergenza potesse incarnare il salvatore della patria. L’illusione, così come l’aplomb, è durata poco e nel giro di pochi mesi Monti e ministri ‘tecnici’ sembrano essere diventati un po’ tutti rodomonti e sprezzanti. E’ come se avesse preso a serpeggiare nella loro condotta un che di altezzoso, a farsi luce un superomismo governativo, ben riflesso nell’ultima esternazione di Elsa Fornero: “I giovani italiani non devono essere troppo choosy” che, tradotto in italiano, significa che, in ambito lavorativo, non dovrebbero fare troppo gli schizzinosi e – quindi- accontentarsi.
A irritare, ancor prima del contenuto, è l’abuso di un anglicismo nel linguaggio di chi dovrebbe avere particolarmente a cuore la nostra lingua. Perché mutuare continuamente parole anglosassoni, quando è possibile utilizzare parole italiane e più calzanti?
Questa non è che l’ennesima riprova di quanto questo governo sia lontano anni luce dalla vita di tutti giorni, forse di più di quanto già lo fosse la politica. Quanti italiani, prima di ieri, conoscevano l’esistenza del termine choosy ? Lo scivolone del ministro Fornero è figlio naturale del distacco dei ‘tecnici’ dalla realtà del Paese e della totale mancanza di conoscenza tangibile della condizione della gente, dove per gente non s’intende l’anonimo agglomerato (buono per i teatrini della sociologia), ma gli individui in carne e ossa; uomini e donne alle prese tutti i giorni con mutui, tasse, spese, accise, Imu e infernali negligenze burocratiche.
Tutte spine assenti nel roseto dei privilegiati che meritatamente (ci mancherebbe!) dispongono di sontuosi emolumenti e trattamenti pensionistici, di segreterie, chauffeur, corsie preferenziali e altri toccasana che di certo rendono molto meno ruvida la vita. A differenza degli italiani, loro non sono alle prese con figli che, seppur laureati e con master e dottorati alle spalle, non riescono a fare quello per cui hanno studiato, anche se si accontenterebbero di un lavoro qualsiasi che li aiutasse a sentirsi meno inutili. Peccato però che non possano farlo perché gli viene impedito.
Perché forse lei, caro ministro Fornero, non sa che oggi, anche per poter fare la commessa, si ha bisogno – come dire- di un piccolo ‘aiutino’, nel migliore dei casi rappresentato da una lettera di referenze che dimostri esperienza pregressa nel campo.
Perciò mi permetto di darle un consiglio spassionato: la prossima volta che dovesse venirle in in mente un’altra esternazione simile, si accontenti di tenerla per sè. Per questo, almeno, le saremo grati.