Peppino Caldarola, credo in buona compagnia, giudica l’ultimo Berlusconi un uomo disperato che non si rassegna ad abbandonare la scena. Io francamente un’idea chiara ancora non ce l’ho. Ho reso il mio elogio al comunicatore politico prima della conferenza stampa del pomeriggio. E poi sono rimasto realmente colpito da quel che ha detto. E dal modo in cui lo ha detto. Nulla mi sembrava lasciato al caso. Anche se sui social network la bocciatura mi sembra pressoché unanime. Ha steso un vero e proprio documento programmatico in cui ha messo uno dietro l’altro tutti i punti che da sempre ci ritroviamo ad ascoltare al bar o sugli autobus (per chi li frequenta).
Non se n’è perso uno. Dallo strapotere della Germania di Angela Merkel, alla recessione che ha colpito tutti e messo in ginocchio tanti italiani. E, ancora: l’inequità fiscale (ha parlato di estorsione fiscale), il perverso meccanismo della macchina giudiziaria tributaria (di cui peraltro su Linkiesta scrive Pedersoli), l’attacco ad Equitalia, l’abolizione dell’Imu, per poi tornare sul suo cavallo di battaglia: i magistrati. E sferrare, per la prima volta, un attacco diretto a Mario Monti e alla politica del suo governo che pure il Pdl ha fin qui pienamente appoggiato. In settimana, ha dichiarato Berlusconi, il Pdl sarà riunito per decidere se continuare ad offrire il sostegno a quest’esecutivo, oppure no.
Insomma, Berlusconi è parso tutto tranne che uno sprovveduto che procedesse a tentoni. L’ha messa violentemente e decisamente sul piano politico. Un po’ Beppe Grillo, un po’ Silvio prima maniera. Quello, però, che gli italiani non avevano visto all’opera.
Ora, sia chiaro, probabilmente in un altro Paese non staremmo nemmeno a discutere. Basterebbe una rapida analisi, un fugace raffronto tra le cose promesse e quelle realizzate, un breve riassunto degli ultimi anni, per non prendere nemmeno in considerazione l’eventuale ritorno sulla scena di Berlusconi o comunque di una forza da lui eterodiretta. Ma siamo in Italia, di questo Paese dobbiamo ragionare. In questo Paese lui ha vinto tre elezioni su cinque, affermandosi sulla scena politica quando tanti “esperti” lo deridevano.
Bisogna quindi cercare una risposta politica a un sabato pienamente politico. E i punti sono due: quanta presa ha ancora sugli italiani un Berlusconi così? Gli resta ancora un margine di credibilità, oppure è da considerarsi fuori gioco? A questa domanda, francamente, è difficile rispondere. Fino a oggi avrei risposto di no, ma l’esperienza consiglia di non sottovalutare la tempra dell’uomo.
Ma c’è anche un secondo tema, tutt’altro che irrilevante: visto che il programma di fatto lo ha già steso, lo ha squadernato oggi molto chiaramente in conferenza stampa, Berlusconi ha anche in mente il candidato che possa interpretarlo al meglio?
Ok, primarie saranno. Certo. Ma dando una rapida scorsa ai papabili candidati non ve n’è uno che sappia interpretare questa parte nemmeno con la metà dell’ardore mostrato da lui oggi pomeriggio. Nemmeno il più berluscones potrebbe reggere il palcoscenico, nemmeno il più fedele tra i fedeli riuscirebbe a negare l’innegabile come Berlusconi riesce invece mirabilmente a fare da ormai quasi vent’anni. Insomma, se pure pensate a Daniela Santanché non può che scapparvi da ridere. E per più motivi.
A questo punto le ipotesi sono due. O è disperato, come ha scritto Caldarola. O ha un piano politico con una persona già in mente. Che ovviamente dovrà presentarsi alle primarie e avere l’investitura popolare dagli elettori del Pdl.
Io, francamente, un’idea ce l’ho. Solo un Berlusconi può raccogliere l’eredità di Berlusconi. È nella mentalità del Cavaliere. Anzi, nel suo dna. La natura stessa del suo impegno politico lo impone, una natura “personalistica”, “aziendalistica”, nel senso di difesa dei propri interessi. Dal partito personale al partito familiare. Solo un Berlusconi può dire con una non irrilevante dose di improntitudine che il Cavaliere in tutti questi anni non ha saputo nulla delle sue aziende né se n’è mai interessato e quindi il conflitto d’interessi non ha ragion d’essere.
E solo una figlia può fare questo. Una figlia che ha sempre mostrato fedeltà incondizionata a suo padre. Che, guarda caso, l’altro giorno al Corriere della Sera, aveva negato che quello fosse l’addio politico del genitore. Solo Marina può provare a raccogliere l’eredità di papà. E solo lei giustificherebbe il mezzo passo indietro del capo indiscusso. Saranno elucubrazioni di un sabato sera, ma se questa giornata ha un senso politico non si può che procedere in questa direzione. Staremo a vedere.