La clausola di supremazia imposta dal governo nel rapporto tra Stato e Regioni è semplicemente inaccettabile. E’ il peccato originale che ha permesso di chiudere gli occhi sull’evasione fiscale nel Nord in cambio dell’assistenzialismo nelle regioni meridionali. La clausola stabilisce di fatto che su ogni materia alla fine lo Stato ha sempre ragione. Come segnala oggi sul Corriere del Veneto il costituzionalista padovano, Mario Bertolissi, questa prassi «ha annichilito il principio di sussidiarietà e la possibilità che ciascuna collettività, sul territorio, possa decidere del proprio destino».
Pur con qualche provvedimento assennato, la riforma del Titolo V della Costituzione improvvisata dal governo riduce regioni, province e comuni a semplici organi periferici dello stato, privi di autonomia e, soprattutto di responsabilità. E’ corretto ridurre o eliminare le materie concorrenti, in particolare per quanto riguarda le grandi infrastrutture, l’energia e il turismo. D’altro canto, però, bisognerebbe spingersi più in là sulla strada del federalismo.
Le regioni sono diventate dei centri di spesa dei fondi pubblici statali. Con una limitatissima capacità impositiva (addizionale irpef, ticket sanitari e poco altro), le regioni di fatto non rispondono direttamente ai cittadini dell’utilizzo delle ingenti risorse pubbliche a loro trasferite dallo Stato. Per non ritornare a un centralismo vecchio stampo, la parola chiave è responsabilità. Responsabilità che deve esprimersi a tutti i livelli della “filiera fiscale”. Ci vuole responsabilità da parte di chi paga le tasse, ma anche da parte di chi le preleva, da parte di chi le impone, ma soprattutto da parte di chi le utilizza.
Sempre in questa direzione andrebbe una riforma che preveda la sussidiarietà, la differenziazione netta delle competenze tra i diversi livelli di governo e la trasparenza, ovvero la rendicontazione puntuale delle spese.
Fare delle Regioni il capro espiatorio di un federalismo spurio può placare, forse, la più che giustificata rabbia popolare, ma non dà prospettive serie allo sviluppo del Paese. Come afferma sempre Bertolissi, presto potremmo pentirci di questi cambiamenti costituzionali fatti in fretta e furia a fine legislatura.
Signor Rossi