Esattamente due giorni fa, ho letto su Linkiesta un (ottimo) articolo che sosteneva l’impossibilità di controllare la spesa in opere pubbliche. La teoria partiva dalla necessità di rilanciare le infrastrutture per favorire l’occupazione, e si “arenava” nel momento in cui i fondi venivano riallocati in altri progetti, non riuscendo così a terminare le opere per carenza di finanziamenti, anche perchè si crea un meccanismo a catena: ritardi nello stato dei lavori, le risorse stanziate vengono rimodulate, si finisce con il perdere gli incentivi, si creano dunque, danni ai lavoratori (che finiscono col rimanere senza stipendio per mesi) e alla collettività.
Un’altra teoria, di non poco valore e sempre avente un problema abbastanza simile, è salita alla ribalta con gli scandali della Regione Lazio. Anche in questa circostanza, non si è riusciti ad avere un ferreo controllo sull’operato dei consiglieri, che facevano il bello e il cattivo tempo con la gestione delle risorse pubbliche. Così, mentre la cittadinanza (ovviamente non tutta, dato l’enorme quantitativo di evasione fiscale) pagava diligentemente le tasse, questi signori li spendevano senza un minimo di oculatezza.
Per non parlare poi di un altro spinoso problema: la corruzione. Ancora ci sono dibattiti nelle aule parlamentari per varare una legge anti-corruzione in grado di trovare un antidoto al problema. Tra diverse resistenze ed una cura che ad oggi stenta ad arrivare, questo fenormeno ci sottrae qualcosa come 60 miliardi di euro/anno, e contribuisce a distorcere le normali attitudini dei mercati, di beni e servizi, facendo chiudere imprese ed alimentando un senso di sfiducia verso l’operato delle Istituzioni.
Ne ho sentite di opinioni in giro per trovare soluzioni, ed una che mi convince abbastanza non ha avuto la fortuna di essere sulla bocca di tutti. Si chiama Open Data, ed è la prassi secondo cui determinate tipologie di dati vengono rese pubbliche, accessibili senza alcuna restrizione di copyright. Solo con una sana Trasparenza (la maiuscola è voluta!) nella gestione della spesa pubblica sarà possibile evitare malversazioni e distrazioni di risorse pubbliche: non si può sempre sperare nell’operato della Corte dei Conti, ma è altresì necessario un costante controllo di singoli ed associati su queste erogazioni di denaro.
Gli open data sono un ottimo antidoto contro la corruzione, contro la burocrazia, ed aiutano a liberare un enorme quantitativo di informazioni pubbliche che potranno essere utilizzati per l’erogazione di servizi innovativi in materia di trasporti, ambiente e dati geografici. Se prima questo movimento costituiva una “voce nel deserto”, ultimamente sta acquisendo sempre più peso, e diversi comuni hanno iniziato ad aprire i propri patrimoni di informazione al pubblico. I dati aperti possono ripagare in molti modi ed in contesti differenti. Non resta che provare questa soluzione per cercare di risolvere problemi di vecchio e nuovo tipo, venendo incontro all’esigenze dei cittadini e migliorare, al tempo stesso, l’operato della pubblica amministrazione.