Racconta il Libro di Ester la storia di una regina audace. Vasti, questo il suo nome biblico, è la giovane che gli storici identificano con Amestris, prima moglie del grande re persiano Serse, il vincitore della battaglia delle Termopili. Stretta dentro un breve giro di frasi, Vasti non compie azioni, apparentemente non agisce. Ma il suo rifiuto è più potente di mille colpi di scena.
È il terzo anno di regno quando Serse chiama alla corte di Susa i capi dell’esercito, i nobili e i governatori delle Province. A loro mostra terre e ricchezze. Li ospita per 180 giorni, e infine organizza un banchetto con tutto il popolo della cittadella di Susa. Per sette giorni si mangia, si beve, si danza nel giardino della reggia. Ci sono cortine di lino fine, cordoni di bisso le sostengono ad anelli d’argento e colonne di marmo. Gli ospiti siedono su divani d’oro e d’argento, sopra un pavimento di marmo verde, bianco e di madreperla. Il testo biblico abbonda di dettagli. Il re esibisce la sua casa, la sue ricchezze, e ne rende partecipi i sudditi della cittadella.
Sullo sfondo appare Vasti: mentre Serse intrattiene gli uomini, la regina – racconta un unico versetto – offre un banchetto alle donne della reggia.
Il settimo giorno il grande re persiano volle osare. Tra le magnificenze in suo possesso una ancora era rimasta nascosta. Ordina ai servi di condurre davanti a lui e ai suoi ospiti proprio lei, Vasti, la bella regina. E di condurla con la corona reale sul capo, nient’altro.
Ecco che la regina entra in scena, pensiamo, finalmente prende il posto che le spetta, si mostra al re, ai capi delle province e al popolo di Susa, fiera della bellezza del suo corpo e della corona che porta sulla testa. E invece no. Vasti non lo fa, non si mostra, non si esibisce. Lei, che dei possessi del re era il fiore all’occhiello, «rifiuta». E dopo questo verbo, non ci sono più parole per lei nel testo biblico. Vasti esce di scena, per sempre.
«Il re ne fu assai irritato e la collera si accese dentro di lui», continua il racconto. Interrogò i sapienti, i conoscitori dei tempi. Chiese cosa la legge ordinava di fare contro una regina che rifiuta l’ordine del suo re. Memucàn, uno dei saggi a capo di una delle sette province del regno, risponde così: «La regina Vasti ha mancato non solo verso il re, ma anche verso tutti i capi e tutti i popoli che sono nelle province del re Assuero. Perché quello che la regina ha fatto si saprà da tutte le donne e le indurrà a disprezzare i propri mariti; esse diranno: Il re Assuero aveva ordinato che si conducesse alla sua presenza la regina Vasti ed essa non vi è andata».
Serse scrive allora un editto, in ciascuna delle lingue parlate nelle sette province del suo regno. Vasti non è più la regina di Persia, e «il suo titolo verrà conferito a una migliore di lei». Dice proprio così, «una migliore di lei».
Come sarebbe oggi il mondo se nessuna donna avesse accettato di fare suo quel titolo?
Ora che si può essere regine anche senza sposare un re, perché accettare un simile invito?