MamboAltro che Renzi: i veri perdenti di queste primarie sono Monti, Berlusconi e Beppe Grillo

Detto che le primarie sono state una festa di democrazia, che Bersani ha un gran vantaggio, che Renzi ha rivoluzionato la sinistra, che Vendola non ha fatto il miracolo, ciò che appare chiaro dal r...

Detto che le primarie sono state una festa di democrazia, che Bersani ha un gran vantaggio, che Renzi ha rivoluzionato la sinistra, che Vendola non ha fatto il miracolo, ciò che appare chiaro dal risultato è che si rompe il matrimonio fra il Pd e Monti.

Dopo questa partecipazione e presumibilmente dopo l’affascinante testa a testa di domenica prossima sarà difficile convincere gli elettori del centro-sinistra, se il Pd dovesse risultare primo partito al voto nelle politiche del 2013, che il premier possa essere Mario Monti. L’attuale presidente del consiglio, ottimo candidato per il Colle, non potrà togliere al vincitore delle primarie il diritto-dovere di guidare il governo.

A questo punto Monti, se vuol fare il mestiere che sta facendo, con risultati alterni, dovrà sciogliere la riserva che esibisce ad ogni piè sospinto e scendere nella mischia. Molti diranno che un senatore a vita nominato in quel ruolo come figura super partes per guidare un governo di emergenza non può capeggiare una fazione, ma la politica ha le sue regole e le sue priorità e se Monti vorrà dar vita a una componente centrista a vocazione maggioritaria è bene che lo faccia e che si sporchi le mani, anche se Napolitano non vuole. Le primarie, prima di incoronare un leader, ne hanno quindi affossato un altro.

Stesso ragionamento vale per Berlusconi. Il vecchio capo della destra si sta dando molto da fare per lanciare la sua nuova creatura ma farebbe bene anche lui a riflettere sulle primarie del Pd. Se vincerà Renzi, la sua faccia asfaltata da un cattivo chirurgo estetico risulterà troppo antica contrapposta a quella del sindaco di Firenze. Se dovesse vincere Bersani, il suo procedere per colpi di mano, rifondazioni e cannibalismo verso i suoi eredi risulterà troppo manovriero rispetto alla limpida procedura messa in campo dal Pd. Berlusconi ha l’occasione per farsi da parte. Non la coglierà e consegnerà il suo mondo a una rovinosa sconfitta.

Un altro che non festeggia oggi è Beppe Grillo. La sua rete non è più democratica dei nostri gazebo. Bersani e/o Renzi sono meglio di lui e del suo suggeritore clandestino. Da qui il fastidio del demagogo verso un processo democratico lineare e travolgente che muta lo spirito pubblico. Grillo dovrà fare anche i conti con la lista arancione capeggiata, pare, da Ingroia, che gli rosicchierà qualche voto. Insomma è tutto un gran movimento che rende affascinante la politica italiana di cui tutti diciamo un gran male ma che ha invece mostrato tracce di vitalità incredibile.

Credo che un osservatore obiettivo debba riconoscere che il merito di Bersani e Renzi sia indubitabile. L’uno per aver accettato le primarie correndo un rischio che è tuttora presente, l’altro per averci provato. Onestà vorrebbe che anche D’Alema e Veltroni, e non Bindi, vadano citati perché con il loro ritiro hanno reso lo scontro Bersani-Renzi meno avvelenato. Ora ognuno voterà come lo comanda il cuore e la mente. Sono in campo due ipotesi alternative di sinistra che probabilmente convivranno, e questo sarebbe il miglior esito delle primarie.

Ciascuno si proclamerà migliore, i sostenitori dell’uno e dell’altro vanteranno il proprio protetto. Bersani dovrebbe chiedere però alla Camusso un endorsement meno plateale e soprattutto meno demonizzante verso il sindaco di Firenze. Se Renzi vincerà bisognerà tenere il Pd unito attorno al sindaco di Firenze. In caso contrario bisognerà convincere i seguaci di Renzi che nel Pd c’è un futuro per loro. Io continuo a preferire Bersani anche se il bersanismo dei bersaniani e delle bersaniane che vedo in tv mi sembra faccia un gran danno all’uomo che vuole smacchiare i giaguari. 

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