di Micaela Morini
Ciò che per un anno era stato per lui l’esclusivo desiderio della sua vita e per lei un sogno di felicità, impossibile, orribile e tanto più affascinante, tutto questo, ora, era soddisfatto.
Pallido, con la mascella inferiore che gli tremava, lui era in piedi al di sopra di lei e la supplicava di calmarsi.
Anna! Anna! Per amor di Dio! E lei: Tutto è finito…adesso non ho altro al di fuori di te.
È la scena centrale del romanzo di Lev Nikolàevic Tolstoj, Anna Karenina, la cui ultima sontuosa versione cinematografica, diretta da Joe Wright, è in arrivo in Italia dopo la trionfale presentazione al festival di Toronto.
Anna Karenina è stata portata sullo schermo ben 24 volte dal 1911 a oggi.
Il romanzo di Tolstoj sembra fatto apposta per essere smontato in una quantità di quadri spettacolari, ciascuno autonomo, ma tutti ideati per raggiungere lo stesso obiettivo: rappresentare la caduta di una grande dama in un mondo prossimo alla fine.
Tolstoj viveva in prima persona questo trapasso epocale. Dopo la distribuzione della terra ai contadini disposta dallo zar Alessandro, si batteva contro i suoi amici possidenti perché le nuove norme fossero applicate. E molto di più: bisogna rinunciare al male, affermava Tolstoj alle ricchezze, al lusso e anche al progresso che serve solo ai ricchi.
Il suo pensiero guarisce dallo scetticismo e cambia la vita.