Sarà che ero a New York nei giorni che precedevano il voto presidenziale, sarà che le elezioni USA hanno conseguenze per noi forse più importanti delle italiane, anche perché i nostri governanti non potranno decidere nulla, perché non avranno soldi da spendere e solo potranno prendere di mira meglio i nostri, per levarcene di più dalle tasche, ma il dibattito dei magnifici cinque della sinistra su Sky mi ha veramente depresso.
È stata un’ imitazione di bassissima lega di quella che è una democrazia e peraltro di una democrazia lontana da quelle del nostro continente.
Avete mai sentito parlare Obama o Tony Blair? Il paragone coi cinque è imbarazzante.
E poi quali Paesi europei hanno le “primarie” a cui pare che non possiamo più rinunciare?
E se vogliamo fare gli Americani, dio mio, vi sembra che le performance dei cinque abbiano qualche somiglianza con quello che è passato per le TV USA nei dibattiti fra Obama e Romney?
Passano i decenni e siamo sempre a Nando Moriconi e a Renato Carosone. Il centrosinistra vuo’ fa’ ll’americano, mericano, mericano, mettendo a confronto persone che nemmeno si capisce come possano stare nello stesso schieramento, come Vendola e Tabacci.
Il guaio è che, facendo ll’americano, mericano, mericano, si svicolano le questioni fondamentali, si parla di schieramenti, non si guardano in faccia i problemi del Paese. Vendola, bontà sua, almeno dice che è tutta colpa del liberismo. Renzi, che è un furbetto, fa il Beppe Grillo piacione e parla e riparla della diminuzione dei Ministri e del costo della politica, come se, azzerando il costo della politica, ci si ritroverebbe immediatamente tutti ricchi. Bersani sembra dipiacersi di essere in mezzo a quello che a me è sembrato un circo, gli sono moralmente vicino.
Da chi pretende di prelevare una consistente del mio reddito e ahimé pure del patrimonio io pretendo una certa gravitas, non è con una pacca sulle spalle e una battuta che sono di felice di lasciare gran parte di quello che si guadagna a chi evita di dire che cosa vuol fare nelle questioni serie.
La questione seria in Italia è che da vent’ anni il nostro PIL non cresce e, invece di preoccuparsi di farlo ripartire, ora ci si trastulla con le primarie e con il costo della politica, non perché conti veramente, ma perché si invidia il SUV di Fiorito come la vacanza a sbafo di Formigoni.
Ci sono mille cose da smontare e diecimila da rifare in Italia, ma il dibattito dei cinque è stato tanto spettacolare quanto vuoto. Alla fine è servito a farci capire chi ci sta più simpatico e chi meno, ma questo ha poco a che fare con la capacità di farci stare meglio nel 2018, quando si dovrebbero tenere le elezioni successive.
In particolare la sinistra dovrebbe avviare una seria riflessione sulle politiche che ha richiesto o avallato negli ultimi decenni e verificare seriamente la loro sostenibilità, confrontarsi con i Paesi del nord Europa, dove le socialdemocrazie si sono riformate radicalmente, col significativo risultato di avere uno Stato sociale ridotto ma funzionante ed egualitario, vedi mercato del lavoro che da noi invece stra-protegge alcuni e trascura totalmente altri, di avere tassi di disoccupazione molto più bassi, finanze pubbliche in migliore equilibrio, servizi pubblici di ben migliore qualità e politici meno ladri e, lasciatemelo dire, pure più intelligenti. È quello dei cervelli lo spread principale.
Non comprendo l’ eccitazione per quello che è stato uno spettacolo vuoto e patetico, che non ha nemmeno sfiorato i problemi che gli “eletti” dovranno affrontare.
Aridatece Jader Jacobelli e le sue noiosissime Tribune Politiche, che almeno non pretendevano di essere uno spettacolo in cui la forma sostituisce l’ inesistente contenuto.