Yes we ScanBersani al Sud (e in Sicilia) fa il pieno: è convinto che senza soccorso bianco non “sale”

Inutile girarci intorno. In assenza di una legge autenticamente maggioritaria e presidenzialista, queste sono primarie che in fondo scelgono la coalizione, non il premier. Bersani vuole l'Udc, Renz...

Inutile girarci intorno. In assenza di una legge autenticamente maggioritaria e presidenzialista, queste sono primarie che in fondo scelgono la coalizione, non il premier. Bersani vuole l’Udc, Renzi e Vendola no. Da Napoli in giù il Pd non sta messo bene-bene: senza “cifra Dc” dentro e fuori il partito non va da nessuna parte e Bersani mostra di esser convinto che non può farne a meno. Isole comprese, come Aiazzone: e la Sicilia con il soccorso bianco ne è la dimostrazione. A Messina, per esempio, città di Giampiero D’Alia e dei notabili Dc del Pd, boom di votanti alle primarie, tre volte più che a Palermo…

Sono al Sud le vere ansie del Pd. Si vivono le Primarie ma si pensa comunque già alle elezioni politiche, alle sue architetture. Nelle ultime settimane si sono dati un gran da fare e non solo in Sicilia: comizi di Bersani a Catanzaro e visite di D’Alema a Napoli, tanto per citare alcuni gironi. Da Napoli in giù, preso a sé, il Pd non gode di buonissima salute. Non solo ha poco brillato sulle precedenti primarie locali pervase da accuse di brogli, annullamenti, ricorsi e collegi dei garanti messi a dura prova (leggasi Napoli e Palermo) ma ha ancora molti territori elettoralmente scoperti sul campo meridionale. La Campania, seconda regione d’Italia, che anni orsono ebbe tutte le provincie “rosse”, ora vede tutte le contee pienamente occupate dalla destra, lasciando il partito ai pochi pretoriani rimasti bassoliniani e non. Le disastrose primarie taroccate e annullate a Napoli, hanno poi peraltro regalato a De Magistris (come Idv prima e partito dei Sindaci dopo) la guida comunale del capoluogo campano. In Puglia, dove pure diversi esponenti del Pd sono stati raggiunti da varie vicende giudiziarie, a tener botta c’è comunque Vendola che occupa la scena. In una terra scivolosa e per niente facile come la Calabria, attualmente occupata dal centro destra, non solo hanno avuto una significativa quantità di amministratori a processo ma si sono ostinati a candidare l’ex governatore Loiero lasciando una candidatura come quella di Callipo solo all’appoggio di Di Pietro e Pannella. Sempre in Calabria, tanto per rafforzarne il contesto storico, il Pd in precedenza pagò pure un prezzo altissimo con l’omicidio del vice presidente della regione Francesco Fortugno steso con 5 colpi di pistola (proprio all’uscita del seggio delle primarie dell’Unione). Per una tragicomica fatalità delle coincidenze, la vedova di Fortugno – Maria Grazia Laganà, figlia di un ex potente democristiano della locride vicino a Misasi e De Mita che ereditò il posto di Ludovico Ligato – è pure stata recentemente condannata per abuso e falso su vicende legate al suo ruolo di ex direttore sanitario all’Asl Locri. In Sardegna il Pd e Renato Soru non si sono lasciati nei migliori dei modi dopo che l’ex governatore ha dovuto subire una serie di faide interne dai lunghi coltelli che alla regione lubrificarono la vittoria di uno dei commercialisti del Cav come Cappellacci: e nell’ultimo giro delle “comunali” per i grossi centri urbani, che a livello nazionale hanno visto vincere il centro sinistra, ha comunque vinto Zedda, sindaco di Sel a Cagliari. E in Sicilia?

E’ in Sicilia che sembra esserci in questo momento la chiave di tutto: anche sulle primarie appena consumate nel loro primo turno. Nell’isola c’è un grosso bacino elettorale (il quarto d’Italia), c’è il terzo parlamento con i suoi “deputati” contemplati dalla costituzione in virtù della discussa autonomia speciale siciliana, c’è una giunta regionale che viene paragonata a Palazzo Chigi dove un posto di assessore equivale a quello di un ministro con i suoi burosauri, c’è quello che già conoscete ampiamente dalla pubblicistica sulla “casta” e poi c’è la Balena Bianca ancora sotto varie forme: altro che golden share. Sono stati gli eredi della Dc a tenere banco da sempre con una linea piatta immutata nel tempo persino a dispetto di altre realtà meridionali. Neppure sin da quando Berlusconi aveva il suo 61-a-0, Forza Italia prima e Pdl dopo, sono riusciti ad esprimere propri capi di governo siculi. Alla fine hanno comunque regnato due democristiani nelle ultime tre legislature: Salvatore “Totò” Cuffaro per due legislature e Raffaele Lombardo nell’ultima. Anche adesso che c’è il Neo Presidente Rosario Crocetta – candidato da Giampiero D’Alia dell’Udc (che lo ha “sposato” a cose fatte facendo abdicare il Pd alle primarie nell’isola) – in realtà la cifra democristiana dentro e fuori dal partito siculo rimane fortissima a tal punto che un ex Dc non di primo pelo come Sergio D’Antoni, parla con orgoglio di un compromesso storico 2.0 portato a compimento. Bastava scattare la foto di famiglia nella sera del comitato Crocetta in festa a spoglio avvenuto, dove nemmeno le unità cinofile sarebbero state utili a trovare “un compagno”: Giampiero D’Alia con un paio di esponenti dell’Udc, l’ex Ministro Salvatore “Totò” Cardinale, Sergio D’Antoni, Luigi Cocilovo, Giuseppe Lupo e molti altri meno noti alla cronaca che conta ma che potrebbero tranquillamente mettere Oh-Biancofiore-Simbolo-d’Amore tra le suonerie dei loro cellulari.

I dati usciti dalle elezioni in Sicilia, quanto dalle caselle dei “ministeri” regionali appena assegnati, sono abbastanza indicativi: hanno nell’Udc il principale azionista di riferimento e confermano l’irriducibile antropologia democristiana in tutti i partiti tradizionali dell’Isola. Tanto per darci una idea su pesi e misure: alle ultime elezioni Rosario Crocetta viene eletto al 30,7% con il 47,43% votanti (e con l’Udc in coalizione). Nel 2008 Anna Finocchiaro perse prendendo il 30,3% (prese praticamente gli stessi voti di Crocetta) ma con il 66,68% votanti (con Idv, Sinistra Arcobaleno: e senza Udc in coalizione). L’Udc siciliano, di suo, come partito oggi conquista l’11% dei voti: e non abbiamo ancora sommato i soggetti di pari Dna come il Pid di Saverio Romano che conquista l’5,9% e l’Mpa di Lombardo con il 9,5. Restano pure un paio di centristi che sguazzano nel polverizzato Pdl e che sono potenzialmente pronti a riposizionarsi per fare i deputati transeunte. Se comunque si fa la tara degli attivisti di Grillo e del numero record di non votanti (53%) si vede come il 13,4 % nominale di lista del Pd in Sicilia sia in fondo assai minore come dato reale. L’Udc ha subito incassato il bonus percependo 3 assessori-ministri della giunta Crocetta pìù la presidenza dell’Ars, il Parlamento siciliano, carica che – assicurano gli scienziati politici del posto di lungo corso (non certo Zichici) – nella distribuzione delle particelle catastali, “da sola vale in realtà due assessori”: altro che Cencelli.

Dalle primarie spunta un dato dalla Sicilia che non passa per nulla inosservato. Sebbene occorre dire che molti seggi (come da rito) nel meridione tardano a completare lo spoglio tirandosi dietro sospetti fondati su come da Napoli in giù il Pd non riesca a svolgere in serenità e limpidezza l’esercizio delle primarie, è dalla contea dello Stretto che arriva un dato stupefacente. Sollecitato al telefono, il Presidente siciliano del Pd Enzo Napoli snocciola i dati comparativi su due circoscrizioni provinciali: secondo i dati ufficiali, a Messina per le primarie votano circa 30380 contro i 28332 di Palermo che è grande tre volte tanto la città dello Stretto. Messina a Bersani consegna il boom del 64% e dispari dei voti, chiavi in mano. Messina si fa notare, eccome. Messina è la città di Giampiero D’Alia e dei notabiloni democristiani interni al Pd come il potente Francantonio Genovese, figlio del senatore DC Luigi e nipote del pluriministro Dc Nino Gullotti, che in regione ha appena portato il più votato di tutti al Parlamento regionale: il cognato Franco Rinaldi nato nella giovanile Dc ed appena rieletto per la terza volta allArs con 18mila preferenze nella Messina che oggi alle primarie porta circa 30mila persone a votare.

L’Udc nella partita delle elezioni, quelle vere, al momento conserva doti elettorali degne di nota nel Lazio (che presto attende il voto in regione) e principalmente in Sicilia dove segnerà il passo della corsa di Bersani al Sud: già un retroscena de Linkiesta (mai smentito) annunciava un inciucio che dall’ABC passa al BCC, Bersani, Casini e Crocetta. Il Neo Presidente della Sicilia, ha peraltro appena presentato il suo movimento che i maliziosi già additano a Partito delle Deroghe. Ecco perché ci sono ragionevoli dati per parlare di soccorso bianco verso il segretario e di chi, nell’isola dell’assessore alle Meccaniche Celesti, da settimane strimpella Sul-Ponte-Sventola-Balena-Bianca. Più poterono le primarie per la scelta della coalizione che quelle per la scelta del Premier.

Twitter: @scandura

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