Per carità: niente emulazioni con la celebre foto di Luciano Benetton (e nemmeno spritz istituzionali). Dopo 17 anni e dispari di monarchia, può essere utile dare l’esempio e proporre una “cosa” lanciata dai Radicali nel 2008. Nella gara a chi è più grillino e civico degli altri, quella “cosa” oggi la invocano un po’ tutti ma poi, concretamente e salvo rarissimi casi, nessuno al momento riesce a dargli corpo una volta dentro le istituzioni: l’Ape, Anagrafe Pubblica degli Eletti.
Alcuni giorni fa, Jacopo Tondelli, dal blog “Post Silvio”, ha sollevato un questione importante sulla presenza di Umberto Ambrosoli nel Cda di Rcs nella corsa alle primarie. Non credo sia solo una mera suggestione dovuta all’evocazione del corrierone: è qualcosa di più. Un avviso ai viaggiatori, una sorta di Cciss Viaggiare Informati nelle trafficate strade che portano a queste elezioni lombarde ed è al tempo stesso solo una parte del problema. Proprio perchè “Post Silvio” (o “Post Firmigoni”) un saggio anonimo suggerisce a chi correrà in questa campagna elettorale, nessuno escluso, come nella vita sia comunque preferibile farne nuovi di errori piuttosto che sempre gli stessi.
Per Ambrosoli, quanto agli altri candidati che verranno, si presenta una importante occasione. 17 anni da ribaltare nella cronaca meno edificante per la regione delle “eccellenze” sono tanti ed oggi le tecnologie più comuni consentono velocemente di mettere in piedi quella “cosa” nel giro di pochi minuti. Chiariamoci subito. Dietro la tastiera del cronista, liberi di non crederci, non c’è alcuna malizia nei confronti del candidato che ha sciolto la riserva per correre alle primarie del centro sinistra. Ambrosoli può già cominciare da adesso a dare un bell’esempio: si metta a “nudo”. Pubblichi on-line tutto ciò che c’è da mettere sul proprio conto e ovviamente chieda agli altri di fare altrettanto sgombrando pure il rituale campo dei veleni – che in ogni campagna si presenta puntualmente all’appello – da una esclusiva testimonianza anagrafica. Proponga subito l’Ape: l’Anagrafe Pubblica degli Eletti (e dei Nominati). La metta in agenda e cominci a dargli forma. Su questa tematica si provi ad avviare, almeno una volta, una stagione anglo-lombarda, alternativa ad un modello Sud di gestione delle “robe” che ha pervaso una regione oramai tristemente identificata con la Palma di Sciascia. In parole povere: si cominci a segnare un po’ il passo per le istituzioni e suoi attori prima che poi, come da rito e su alcuni filoni, lo possano fare le inchieste della magistratura requirente quanto le inchieste giornalistiche se non la rete stessa (onde evitare tragedie degli equivoci: in questo caso si parla in termini generali, non di Ambrosoli).
Dovrebbero esserci buoni motivi per ritenere di toccare corde sensibili ad Ambrosoli. Alla persona di testimonianza, va dato atto d’aver speso nelle ultime ore parole importanti sul ruolo dei Radicali nelle vicende e nelle battaglie condotte per la legalità in Lombardia con il caso Firmigoni (e non solo). Ambrosoli provi a fare qualche colpo di telefono per una birbante “consulenza” in materia di Ape: di radicali rompiscatole in città non ne mancano. Oppure. Ora che ha fatto un ingaggio mica male tra le fila del “gruppo del 51%” che ha avuto un importante ruolo nell’ultima campagna per Giuliano Pisapia, può anche consultarsi con l’ottimo prof Stefano Rolando (che quei rompiscatole li conosce bene). In Ape We Trust.