Diciamoci la verità, il mestiere di giornalista riserve poche soddisfazioni. In fin dei conti, non serve a niente (sì, sì, direte perché io non lo faccio, che i veri giornalisti sono altri ma in fondo, ormai è chiaro, non capite granché). E poi è cambiato tanto questo mestiere. Un tempo la lontananza dal potere era un plus, per non dire una conditio sine qua non, oggi se non vai almeno a tre cene che contano alla settimana non sei nessuno. Un tempo c’era Walter Lippmann a dire che un giornalista non ha amici, oggi a Lippmann gli riderebbero in faccia. Ma come? Non vai in tv?
Ops, scusate, sono andato fuori traccia. Dicevo, poche soddisfazioni, pochissime. E quelle poche lasciano davvero il tempo che trovano. E comunque la soddisfazione è tutta qua. In un post dello scorso 27 marzo in cui il non giornalista Massimiliano Gallo aveva anticipato che quelle sulla legge elettorale erano tutte chiacchiere. Oggi, sette mesi dopo, il retroscenista (elloso, ma così si dice) principe del Corriere, Francesco Verderami, lo sbatte in prima pagina: «L’intesa (di fatto) sul Porcellum».
Cari amici, come si dice, trovatemi un tacchino che vota per il Natale e poi ne parliamo. Per questo Grillo va forte. Anche se, poi, sarebbe interessante capire come mai a un certo punto, e per lungo tempo, i mali dell’Italia siano stati racchiusi tutti (tutti!) nel Porcellum. Mah.