Il 15 novembre l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) ha pubblicato il suo diciassettesimo rapporto sul consumo di droga in Europa. I risultati, però, non corrispondono ai toni dei comunicati ufficiali: qualcosa non torna. L’analisi del rapporto in due puntate.
Cocaina
“I dati di oggi confermano che la popolarità e l’immagine di droga di status della cocaina potrebbe essere in declino”. Lo scrive l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt) di Lisbona nel suo rapporto 2012 sul consumo delle droghe nel continente, pubblicato il 15 novembre. Peccato che né il rapporto né i comunicati stampa ufficiali prendano in esame i numeri delle vecchie relazioni. Lo ha fatto invece l’agenzia di stampa Redattore sociale e il quadro che emerge contraddice in pieno l’affermazione del centro studi di Lisbona. La coca continua ad essere sniffata in tutta Europa.
Nel 2012, secondo l’Oedt, il 4,6% della popolazione europea (tra i 15 e i 64 anni) ha fatto uso di polvere bianca almeno una volta nella vita. Lo scorso anno, la percentuale era del 4,3% e nel 2010 era del 4,1%. Cinque anni fa, quando l’Oedt pubblicò uno studio sul caso cocaina (Cocaine and crack cocaine: a growing public health issue), allora considerato l’allarme sociale del momento, i consumatori erano il 3,7% degli europei tra i 15 e i 64 anni. Morale della favola: il consumo non cala, anzi. Dal 2007 i consumatori sono passati da 12 a 15,5 milioni. Stabile invece il numero di chi dice di aver assunto la sostanza nel corso dei 12 mesi precedenti: la cifra è pari a 4 milioni di persone. Quello che non accenna a scendere è il numero di consumatori spot e di consumatori abituali, favoriti dal prezzo della sostanza “stabile o in calo tra il 2005 e il 2010”, scrivono gli esperti nel rapporto (si va da un minimo di 45 euro dei Paesi Bassi, ai 144 del Lussemburgo, ma la media di solito si aggira tra i 49 e 74 euro a grammo).
Sociologi e studiosi sono concordi nel dire che la cocaina non è più la droga cool che ha sfondato negli anni ’90, quando era legata all’immagine dei rampanti uomini d’affari. Ma forse più che un effettivo calo nell’utilizzo, è cambiato il contesto attorno ai chi ne fa uso: la crisi economica impone sobriretà anche tra gli addicted della droga. Ma, in ogni caso, perché gli istituti che forniscono dati statistici nascondono i loro stessi risultati? Perché non esiste un confronto tra i numeri dell’ultima edizione della relazione e le precedenti? Su che base si può affermare che c’è un calo? La verità è che i numeri sulla cocaina restano avvolti nella più totale incertezza. In questo caso, la base dati è costituita da un questionario anonimo a cui i cittadini europei devono rispondere. Il che fa sorgere un’altra domanda: se è vero che la cocaina ha perso appeal e non è più di moda, perché i numeri di chi ne fa uso restano così alti? Forse siamo ancora troppo lontani da una reale inversione di tendenza per cantere vittoria.
Cannabis
“Durante il periodo compreso tra la fine degli anni novanta e gli inizi degli anni 2000 – si legge nel rapporto dell’Osservatorio europeo – , numerosi paesi europei hanno segnalato aumenti di consumo di cannabis, sia nelle indagini sulla popolazione generale sia in quelle condotte presso le scuole. Da allora, molti paesi segnalano una stabilizzazione o perfino una tendenza al ribasso del consumo di cannabis”. Eppure anche in questo caso quando l’agenzia di stampa Redattore sociale segnala i valori delle vecchie relazioni, quel che emerge è ben diverso: dal 2008 al 2012 la popolazione di europei che ha fatto uso di cannabis almeno una volta nella vita è aumentata di 6,5 milioni. Il risultato è che l’ha provata un europeo tra i 15 e i 64 anni su quattro. In 12 milioni, poi, dicono di averne fatto uso nell’ultimo mese, mentre 23 negli ultimo anno. Sono soprattutto i giovani tra i 15 e i 24 anni a farne uso: sono il 30% del totale europeo. I Paesi con il maggior numero di consumatori negli ultimi 12 mesi sono Italia (14,3% degli adulti 15-64 anni) e Spagna (10,6%), mentre in fondo alla classifica ci sono Romania (0,3%) e Grecia (1,7%).
E c’è di più: la cannabis diventa “home made”: sono 29 i Paesi europei dove la marijuana si coltiva in casa. In Italia, dati del Dipartimento politiche antidroga alla mano, i sequestri per coltivazione di sostanze illecite è aumentata del 1.290%. Sempre più erba, a discapito della resina: chi ci rimette è l’hashish, stupefacente sempre meno diffuso tra chi fuma spinelli. La restante quota di foglie di cannabis proviene dall’Africa (in particolare dal Sudafrica) e dalle Isole caraibiche, mentre tra i produttori di resina il Marocco ha scalzato l’Afghanistan.
La campagna di criminalizzazione della cannabis fatta dal Dipertimento politiche antidroga sembra che non abbia sortito grandi effetti. L’approccio proibizionista sembra non pagare nemmeno negli Stati Uniti, a giudicare dai referendum di inzio novembre. Che sia giunto il momento anche per l’Europa di rimettere in agenda il tema?