La Nota Politica dei VentenniEcco perché Renzi ce la può ancora fare

L’esito, seppur incompleto, del primo turno delle primarie di ieri lascia scenari ancora aperti per domenica prossima. Garantendo, non solo in teoria, la possibilità di un rimescolamento di equilib...

L’esito, seppur incompleto, del primo turno delle primarie di ieri lascia scenari ancora aperti per domenica prossima. Garantendo, non solo in teoria, la possibilità di un rimescolamento di equilibri e opinioni.

La vera partita, insomma, è quella che si gioca il 2 dicembre. Lì, “il popolo delle primarie”, quei quasi quattro milioni di cittadini attivi, dovrà fare i conti, di certo, anche con altri e ben più prospettici ragionamenti. Non basterà, pertanto, barrare il preferito, il più convincente, il più simpatico. Si dovrà anche optare – molti elettori questo lo sanno già – per l’uomo che meglio possa incarnare il sogno di un centrosinistra vincente, che possa portare la coalizione, con più probabilità dell’altro, ad un vittoria certa. Nelle tornate di ballottaggio, la scelta netta tra due contendenti, che spesso non rientrano nei preferiti al primo turno, scaturisce considerazioni diverse. Domenica, tra queste, rientrerà anche quella di un voto “utile”, o meglio l’esigenza, questa volta davvero sentita, di creare le migliori condizioni per stravincere alle politiche di primavera.

In questo, Matteo Renzi sembra avvantaggiato su Bersani, potendo riuscire, in una prospettiva di più ampi orizzonti, come quella nazionale, coagulare e concentrare su di sé anche un elettorato tradizionalmente non di sinistra.

D’altronde, attacchi strumentali a parte, la politica è soprattutto questo: persuasione. E Renzi è il candidato che sa persuadere e convincere meglio, un mix di marketing politico e mediatico inarrestabile. Non è affatto impensabile che nelle giornate di giovedì e venerdì prossimi – per regolamento le uniche tassativamente riservate alla prenotazione di coloro che sono stati, per vero o per falso, “impossibilitati” a registrarsi dal 4 al 25 novembre – continui costante il trend di partecipazione.

Sulla carta, i punti di forza che permetterebbero in questa settimana di orientare, spostando, il consenso maggioritario in favore di Renzi appaiono chiari. Oltre la già rodata capacità persuasiva e attrattiva, di cui il sindaco di Firenze ha dato prova, anche la dichiarazione dello sconfitto Nichi Vendola, lontana dalla prescrizione di disciplina, fa ben sperare. Il leader di Sel condiziona la scelta al confronto dei programmi e delle idee, rivelando così l’obiettivo di orientare i militanti e non di Sel verso il candidato che possa rappresentare meglio e far vincere la coalizione intera.

Checchè se ne dica, il sindaco fiorentino gode, inoltre, dalla sua di una chiarezza programmatica, che appare ancor più netta al paragone dell’oscurità fumosa – chissà se voluta – del dettaglio delle proposte dello sfidante Bersani. E poi, parlando piano, la strategia bersaniana di continua apertura all’Udc di Casini non può piacere al popolo di Sel. Correrebbero, votando Bersani domenica prossima, di dar vita alla “Ri-Unione” di forze inconciliabili, un carrozzone che non avrebbe vita facile. Che non durerebbe a lungo.

Infine, l’indagine socio-anagrafica condotta in questi mesi dai giornali e dagli istituti di sondaggi ha rivelato come una quota significativa dell’elettorato attivo delle primarie e dell’intero centrosinistra consti della fascia d’età 18-45. Questa, per ovvie ragioni più dinamica, attiva e sofferente di tutte, auspica un rinnovamento contenutistico e di fatto, che sulla carta Bersani non può assicurare meglio di Renzi.

Forse, neanche nella “praxis”, stante lo stuolo di big del Pd poco inclini alla “rottamazione” e al rispetto dello Statuto, che vedono nell’ex presidente dell’Emilia-Romagna, l’approdo sicuro per tornare in sella alle proprie poltrone.
Le possibilità di una rinnovazione concreta con Bersani calano bruscamente. E questo gli elettori moderati e di fascia giovane lo sanno. Gli stessi, che secondo i più, se orientati a votare Renzi al primo e al secondo turno, non voterebbero il candidato premier Bersani alle politiche nazionali.

Alla fine, domenica prossima il popolo operoso delle primarie dovrà far di nuovo fronte a lunghe code, ma con un cruccio e una responsabilità in più, quella di scegliere il candidato sicuramente vincente. Conteranno, in questa settimana come non mai, i contenuti programmatici che nascondono visioni del mondo e della politica diverse. Che dicono, senza parlare, dove i due sfidanti vogliono portare il Paese.

Twitter@enricoferrara1

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