Filo sofà, chiacchiere da divanoFelicità: skill and challenge

Si chiama flow o esperienza ottimale, anche detta Felicità. Dopo anni di osservazioni un simpatico psicologo dal nome impronunciabile Mihály Csíkszentmihályi, ha messo a punto nel '75 un grafico c...

Si chiama flow o esperienza ottimale, anche detta Felicità.

Dopo anni di osservazioni un simpatico psicologo dal nome impronunciabile Mihály Csíkszentmihályi, ha messo a punto nel ’75 un grafico con il quale si può determinare con una certa precisione la posizione della nostra felicità in funzione di skills (capacità) che abbiamo maturato e challenges (le sfide) che accettiamo di affrontare nostra vita.

Leggendo il grafico si capisce facilmente come affrontare una situazione ad alto livello di difficoltà senza un importante livello di conoscenze produrrà sicuramente un sentimento di ansia, e quindi d’insoddisfazione. Allo stesso modo una situazione troppo semplice in cui si usano poche delle tante conoscenze che si hanno produrrà un sentimento di noia e di depressione.

Lo stato di felicità è quel triangolino in alto, nominato flow, flusso, ovvero quello che stiamo facendo è molto difficile ma lo facciamo con fluidità vista la nostra preparazione a farlo. Eccola allora la felicità: la soddisfazione di aver fatto bene quello che avevamo in mente di fare.

L’esempio perfetto del flow è la creazione artistica, quando si arrivare a dire: scrivevo senza pensarci, non mi sono accorto del tempo passare, ho dimenticato la mia vita e sono diventata quello che stavo facendo, quello che si prova è il flow, o estasi.

Lungi dall’essere un’esperienza religiosa l’estasi è un fatto tecnicamente psicologico. Il nostro cervello garantisce 120 bit di attenzione al secondo, ascoltare e comprendere una persona parlare ne richiede 60, tanto che non possiamo ascoltare e comprendere più di due persone alla volta. Nel momento della creazione artistica si usano tutti i 120 bit tanto che non ne resta nessuno per pensare agli acciacchi del proprio corpo, alle bollette da pagare, al fidanzato che non chiama o all’affitto.

Eccola allora la vera felicità. Dedicarsi a quello che più ci piace, seppure difficile, perchè probabilmente è la cosa per la quale possiamo superare i nostri limiti, e poi cercare di farlo bene, ogni giorno meglio, alzare l’asticella delle nostre ambizioni, quelle belle, e andare dritti verso la nostra soddisfazione.

Tutto il resto, bollette comprese, può attendere.

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