Torino ti mette alla prova. Ti guarda dentro l’anima. A Torino chi sbaglia è perso. Di Torino ci si lamenta. A Torino si ritorna. Torino è avanti, ma anche indietro. In politica si dice che Torino sia un luogo di sperimentazione. Quel che sopravvive nella prima capitale italiana è destinato al successo anche nel resto del Paese. Sarà che sotto La Mole si diventa più esigenti. Tutti sono torinesi: anche i calabresi che tifano Juve.
“La donna della domenica” è un romanzo scritto da Carlo Fruttero e Franco Lucentini. Fu pubblicato nel 1972: sono passati quarant’anni. E’ considerato uno dei testi principali del giallo all’italiana. Ambientato a Torino racconta gli intrighi e i risvolti dell’omicidio di un geometra, il dottor Garrone. Viene tirato in ballo alla faccenda l’ambiente torinese, quell’insieme di persone e rapporti che costituiscono la parte “bene” della città.
I due protagonisti riescono a raccontare il capoluogo piemontese con tale maestria da rendere attuali quelle pagine ancora oggi: “Massimo ha una sua teoria personale. Sostiene che Torino è una citta pericolosamente mascherata. Non è affatto sobria e diffidente. Anzi. E’ la più pronta a captare il Male ad ogni angolo della terra, e la sua funzione è di spargerlo in giro per il resto della penisola. Dice che se uno ci fa caso, in ognuno dei flagelli che opprimono la patria ci trova sempre sotto la mano torinese” – dice una delle protagoniste, Anna Carla, che poi continua – “La prima automobile, i primi consigli di fabbrica, il cinema la prima stazione radio, la televisione, gl’intellettuali di sinistra, i sociologi, il Libro Cuore, il cioccolatino di lusso, l’opposizione extraparlamentare, insomma tutto. Secondo lui, è una città straniera che odia il resto d’Italia e manda i suoi messaggeri maledetti a diffonderci ogni più abominevole trovata”.
Dalle pagine de “La donna della domenica” trapela un avanzamento culturale che ad oggi la politica italiana ancora si sogna: “Non starò a tenerle una conferenza sugli omosessuali, ma non vorrei che lei li vedesse come gente perpetuamente occupata in attività orgiastiche. Molti si sposerebbero in chiesa con il velo bianco, se potessero. In certi paesi, a quanto pare, già possono” – commenta Campi, un noto omosessuale della Torino del romanzo stretto in una relazione, con un ragazzo più giovane, che sarà il filo conduttore del romanzo stesso.
Nel 1972 all’interno dell’intreccio narrativo di un romanzo giallo si parlava di matrimoni omosessuali, ma anche di famiglie tradizionali in preda a raptus traditori giustificati nei mezzi dalle stesse compagne. Si parla di prostituzione e di case chiuse. Si racconta l’Odore dei Soldi che poi in seguito è diventato il faro portante di un certo giornalismo.
A quarant’anni di distanza scopriamo che non vi è nulla di nuovo, ma che semplicemente vengono ripresi temi che ci si porta dietro da tutto questo tempo. Fruttero e Lucentini erano più avanti di Tabacci e Fioroni.