Una cosa sorprende leggendo i giornali e i commenti in rete dell’ultima crisi tra israeliani e i palestinesi di Gaza, la totale dimenticanza di chi è il responsabile di questa crisi. Il movimento terroristico Hamas. Per molte persone, soprattutto chi si dichiara appartenente allo schieramento progressista, sembra che sia stato Israele ad iniziare le ostilità con l’uccisione del terrorista Ahmed Jaabari, capo militare di Hamas. Queste persone dimenticano, o peggio, fanno finta di dimenticare, che l’operazione militare di Tzahal è in risposta ai duecento- non uno- missili piovuti sulle città israeliani nei giorni prima dell’operazione. Questi amici, che acriticamente muovono accuse ad Israele, sanno benissimo che qualsiasi altro Stato, dopo una simile pioggia di missili, avrebbe risposto. Sento dire da parte di molti amici che la situazione umanitaria della striscia di Gaza è drammatica. Sicuramente questo è vero e sarebbe disonesto intellettualmente negarlo. Però, per onestà intellettuale e per ristabilire la verità, dovremmo anche ricordarci alcune cose.
Israele si ritirò da Gaza una calda mattina del 17 agosto del 2005. Da allora non è più presente su quel lembo di terra un solo carro armato dello Stato ebraico, oltre a non essere più presente alcun colono. Di converso, da quella calda mattinata ad oggi, Hamas ha lanciato più di quindicimila tra razzi e missili sulle città israeliane. Molti dei quali Grad, missili di fabbricazione russa, venduti dagli iraniani ad Hamas. Molti commentatori critici di Israele pensano che siano freccette, ma non lo sono.
Pochi fanno finta di non sapere che l’obiettivo di Hamas non è la pace con Israele ma la cancellazione dello Stato ebraico. Tanto per fare un esempio, vediamo cosa c’è scritto nell’articolo 7 dello statuto dell’organizzazione terroristica ” L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo”. Come si evince da questo articolo( anche nei successivi), lo scopo di Hamas è ammazzare tutti gli ebrei, senza nessuna distinzioni di “nazionalità”. Proprio come quei signori del terzo reich. Detto questo, chi scrive è sempre stato sensibile alle ragioni dei palestinesi ma credo che i peggior nemici della causa palestinese e della pace tra i due popoli siano i difensori della causa palestinese a prescindere da tutto. Per intenderci quelli che parlano spesso e volentieri della poca lungimiranza israeliana( anche per me, spesso, Israele è poco lungimirante) senza vedere la miopia delle leadership palestinesi. Per intenderci quelli che imputano alla drammatica situazione umanitaria dei palestinesi solo cause esogene senza vedere quelle endogene. Quelli che non si chiedono mai dove siano finiti i miliardi di dollari versati dalle organizzazioni internazionali nelle casse dell’Autorità Nazionale Palestinese. Quelli che non vedono che nei libri di testo delle scuole palestinesi, sotto egida dell’ANP, si dice esplicitamente che gli ebrei devono essere buttati a mare e nelle cartine geografiche appese nelle loro scuole non esiste Israele ma solo la Palestina. Quelli che si dimenticano che nel 2000, prima nel vertice di Camp David e poi in quello di Taba, il Governo israeliano propose ai palestinesi una soluzione definitiva che prevedeva la restituzione del 97% dei territori occupati( con un 3% di scambio) con Gerusalemme est Capitale di un futuro Stato palestinese. A tutte queste persone ricordo che criticare Israele è giusto e legittimo. Dovrebbero anche ricordarsi che Israele è l’unico stato democratico del Medio Oriente dove un cittadino di religione islamica gode di più diritti all’interno dei confini dello Stato ebraico che in tutti gli altri paesi del Medio Oriente. Infine, ricordo a loro, che il continuare a giustificare ogni azione dei palestinesi non giova alla pace tra i due popoli ma soprattutto non giova agli stessi palestinesi. Forse, se pretendessimo da loro maggiori responsabilità e non li trattassimo solamente come dei bambini capricciosi, anche quando hanno le loro ragioni, la situazione tra i due popoli migliorerebbe.