Ci sono uomini che creano dipendenza. Quella psicologica, la peggiore.
Te ne accorgi sentendo i racconti – tanti, troppi – circolati durante la Giornata contro la violenza sulle donne.
Te ne accorgi se ti ascolti.
Ci sono uomini che credono di poterti dire se vai bene o se vai male. Un giorno ti fanno provare il paradiso, il giorno dopo sei sul filo del rasoio, quello dopo ancora ti trovi incasellata nella categoria di chi non va bene.
Il quarto giorno ti risollevano. Voce dolce e mille attenzioni. Hanno deciso che sei ancora ok, e per quel giorno varrà la pena di stare con te. La girandola continua finché non ci capisci più niente e ti ronza nella testa solo questo: sono fatta sbagliata, è colpa mia.
Vaffanculo. Ecco la risposta migliore. Da dare al secondo giro, quando succede per la seconda volta di provare l’inferno dopo il paradiso. Va fatto in fretta, prima che sia troppo tardi, prima che la spirale avvolga in una nebbia che non lascia vie di fuga. Prima che il paradiso crei dipendenza, prima di convincerci che il nostro essere ok o non ok dipenda da qualcun altro.
Per questo, cari papà, insegnatecelo subito col primo vagito: noi siamo ok. Non è un uomo a doverlo stabilire.